In seguito allo scandalo sulla privacy che ha investito Apple, generato una class action, prodotto interrogazioni governative e che ha sollevato l’ira funesta di Tim Cook -per non menzionare il pasticciaccio di LinkedIn-, Apple ha subito raddrizzato il tiro lavorando alla sicurezza del proprio Sistema Operativo mobile. Ecco perché, con più galanteria che in passato, iOS 6 chiederà l’autorizzazione prima di accedere ai dati personali degli utenti.
A partire da iOS 6, le app dovranno chiedere un esplicito consenso per poter accedere alle informazioni personali. È tutto spiegato nelle note di rilascio di iOS 6, alla sezione denominata “Data Privacy”:
Oltre ai dati di localizzazione, il sistema ora richiede il permesso dell’utente prima di che le app di terze parti accedano a certi dati, il che include:
– Contatti
– Calendari
– Promemoria
– Libreria FotoPer i dati su contatti, calendari e promemoria, la tua app dovrà essere pronta a gestire un diniego su uno o tutti questi campi, e comportarsi di conseguenza. Se all’utente non è stato ancora richiesto esplicito accesso, l’app riceve un valore NULL o nessun dato. Se l’utente accorda l’autorizzazione all’app, il sistema notificherà di conseguenza all’app che ha bisogno di ricaricare o ripristinare i dati.
Man mano che i dispositivi Apple si diffondono, e ora che l’utenza smartphone è giunta alla maturità, è naturale che cresca anche l’attenzione nei confronti delle modalità di trattamento delle informazioni; a maggior ragione se consideriamo che oggi, su un comune smartphone, tra foto, contatti, mail e tutto il resto c’è praticamente la nostra intera esistenza. È in quest’ottica, dunque, che va inquadrato il recente documento firmato da Apple, Google, Microsoft, HP, Amazon e RIM in cui i cinque si impegnano ufficialmente a rispettare un minimo comun denominatore sui vincoli in materia di privacy. E ora, con iOS 6, le chiacchiere si sono tramutate in azioni efficaci.