L’ultimo modello di iPad Pro lanciato al WWDC 2017 quest’anno monta un processore di nuovo tipo, l’A10X. Non introduce nuove feature: è un piccolo mostro di potenza bruta.
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Che fosse potente, ce lo avevano confermato già i benchmark iniziali, e ora sappiamo anche perché. Nel petto dei nuovi iPad Pro da 10.5″ e 12.9″ lanciati nelle scorse settimane batte un cuore di A10X Fusion, un processore in grado di fornire il 30% di prestazioni in più rispetto alla generazione precedente nelle operazioni di calcolo, e il 40% in più in quelle grafiche.
Il chip è stato forgiato dalla taiwanese TSMC con uno speciale processo produttivo FinFET a 10 nanometri, e ciò lo rende il primo del suo genere a comparire in un dispositivo consumer. Per capire la portata di questa tecnologia, basti pensare che i chip A9 e A10 erano costruiti con processo a 16 nanometri, mentre l’A8 era a 20 nanometri e l’A7 a 28 nanometri.
Rispetto ai precedenti chip non di serie X, l’A10X è più piccolo del 24%; rispetto all’A9X, invece, è più piccolo del 34%. Detto in parole povere, è il chip per iPad più compatto mai creato da Apple.
E come sottolineano quelli di AnandTech, “per quanto concerne design e feature, l’A10X è relativamente lineare […]. È fatto per occupare tutto lo spazio a disposizione, senza preoccuparsi troppo di utilizzarlo invece per nuove feature o transistor.” E con 3 core di CPU Fusion batte con facilità i 2 core dell’A10 e dell’A9X. Idem per il comporto grafico: niente novità di rilievo, solo tanti core in più che macinano solo più dati.
L’unico dubbio riguarda la tempistica: è la prima volta che Apple lancia un nuovo processore specificatamente riprogettato per un aggiornamento di linea intermedio; fino ad oggi, le nuove classi di CPU arrivavano in concomitanza coi nuovi iPhone, e solo in un secondo momento facevano capolino anche su iPad. Evidentemente, a Cupertino avevano bisogno di tanta potenza bruta da infilare nei nuovi tablet: semplice e lineare, come le loro CPU.