Esattamente sei anni fa, il 18 agosto 2008, si vociferava che Apple avesse intenzione di lanciare un nuovo framework dedicato al del GPS. Al tempo, eravamo ancora fermi ad iPhone 3G lanciato circa un mese prima, e commercializzato solo da due gestori italiani -Tim e Vodafone- cui avrebbe fatto seguito 3 Italia solo nel 2009. Quel modello è stato anche il primo ad adottare un modulo A-GPS integrato, ma per la bussola digitale abbiamo dovuto attendere l’iPhone 3GS l’anno successivo, il che significa che l’hardware necessario alla navigazione turn-by-turn non era ancora sufficiente.
Leggi cosa scrivevamo nel 2009: iPhone, firmware 2.1 e GPS vicini (o forse no?)
Allora come oggi, molte delle nostre supposizioni si basavano sulle novità introdotte di volta in volta con le Beta del firmware dell’iPhone (oggi chiamato iOS). Ed esattamente allora come oggi, Apple cambiava idea di punto in bianco, eliminando funzionalità all’improvviso se non soddisfacevano i suoi rigidi requisiti di qualità. Quel giorno, per esempio, scrivevamo della rimozione del framework GPS dalle Beta, cosa che coincideva anche con la fine dei sogni di gloria degli utenti. Diversi analisti, infatti, avevano vaticinato l’arrivo di un’app di navigazione su iPhone, e a riguardo, la stessa TomTom aveva rilasciato dichiarazioni inequivocabili:
Domanda: TomTom Navigator davvero già gira su iPhone?
Yann Lafargue: Sì. Una volta che il kit di sviluppo è stato disponibile, alcuni dei nostri ingegneri hanno intrapreso il porting del nostro software su iPhone. E i primi test dimostrano che funziona piuttosto bene.
Sembra passato un secolo da quando si parlava di queste possibilità che oggi diamo per scontate, e forse ora ci appaiono addirittura un po’ superate. Già perché una volta arrivato l’App Store, sono seguite anche le applicazioni di navigazione, TomTom in primis con prezzi tutt’altro che popolari. E oggi, molte delle app migliori non c’entrano nulla con la società olandese. In redazione, utilizziamo molto Navigon e CoPilot, ma oramai esiste una miriade di soluzioni a basso costo o addirittura gratuite, infarcite di roba social (tipo Waze), senza contare che anche Google Maps e le mappe Apple dispongono di feature di navigazione turn-by-turn. In pratica, oggigiorno si può muoversi senza perdersi anche se sprovvisti di un’app specifica.
Anzi, viene il sospetto che la tecnologia messa a punto da Mountain View (vorremmo fosse così anche per Cupertino, ma statisticamente la mappe Apple non trovano mai un tubo) sia perfino superiore per praticità alle app istituzionali tipo TomTom e company, ma d’altro canto Google Maps richiede una connessione perenne al Web, cosa che non sempre è disponibile. E poi, quant’è sfizioso poter dire a Siri “riportami a casa” invece della sfilza di operazioni necessarie sui navigatori tradizionali? La verità è che abbiamo talmente tanta scelta che ogni smartphone dispone oramai di diverse app da sfoderare in caso di necessità. Ed è bene, perché non tutte le mappe contengono tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno, e in certe situazioni è sempre meglio avere più scelta e un piano B.
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