A pochi giorni dalla conferenza stampa congiunta che ha visto Apple e EMI annunciare al mondo la disponibilità di contenuti digitali nell’ITS non protetti da DRM ci si incomincia ad interrogare su quali potranno essere gli scenari futuri legati a questa attesa novità e quali potranno essere i reali benefici per tutti gli attori di questo gioco: etichette discografiche, fornitori di contenuti audio/video digitale, produttori di lettori musicali, consumatori finali.
“Daremo ai clienti iTunes la scelta – le versioni attuali delle nostre canzoni allo stesso prezzo di 99 centesimi, o nuove versioni delle stesse canzoni, senza DRM e con anche una qualità audio superiore, per soli 30 centesimi in più,” ha affermato Steve Jobs, CEO di Apple. “Crediamo che i nostri clienti lo apprezzeranno e ci aspettiamo di vendere oltre la metà delle canzoni disponibili su iTunes in versione senza DRM entro la fine di quest’anno.”
Questa la versione ufficiale fornita da Apple, ma sin da quando Steve Jobs ha pubblicato la sua lettera aperta “pensieri sulla musica” ci si è più volti chiesto se l’eventuale abbandono della tecnologia di protezione dei brani musicali fosse in realtà solo legata alle richieste di consumatori e associazioni; ora che finalmente ci si muove in tale direzione appare chiaro, come notano anche Rob Beschizza e Eliot Van Buskirk in un recente articolo apparso su Wired, che i risvolti di tale scelta portano anche verso una nuova dimensione: il predominio nella lotta alla definizione di uno standard di codifica musicale.
Nella conferenza stampa congiunta EMI ha annunciato l’immediata disponibilità del suo repertorio digitale in tracce in formato AAC, in alta qualità senza alcun DRM; le nuove tracce saranno codificate a 256 Kbps invece dei 128 Kbps delle maggior parte delle canzoni presenti su iTunes. iTunes Store sarà il primo store digitale ad ospitare questi nuovi contenuti premium, che avranno un sovraprezzo rispetto alle corrispettive canzoni a 128 Kbps.
La scelta di EMI ci porta in una nuova era della gestione dei contenuti digitali acquistabili online, rompendo di fatto un sistema che sino ad oggi sembrava chiuso.
In molti avevano a suo tempo chiesto che il 2007 diventasse l’anno della musica senza DRM. Ma la rimozione del DRM è solo un pezzo, comunque, dello scenario che si è costruito; di uguale importanza per l’industria della musica online è la scelta di EMI della codifica AAC.
Come anche sostenuto dai due giornalisti di Wired la decisione di utilizzare AAC rappresenta una vera e propria rottura nel muro che da sempre ha separato prodotti e servizi che usano i files WMA di Microsoft da quelli che usano AAC.
Tutti i player digitali supportano infatti MP3, ma gli utenti che cercano una compressione audio più efficiente dell’MP3 e la possibilità di comprare musica online oggi devono scegliere tra AAC e WMA.
L’iPod ed Apple hanno scelto AAC, usato dall’iTS; Apple aggiunge anche uno strato di protezione dalle copie DRM, chiamato FairPlay, alla musica venduta su iTS.
Negli anni passati molte altre case hanno aggiunto il supporto AAC ai loro player musicali, come ad esempio Sony, SanDisk ed anche Microsoft; però, il software usato da questi lettori per caricare musica dai CD non usa per default AAC, cosa che fa invece iTunes, e non esistono negozi digitali dove i proprietari di tali player possono acquistare musica in formato AAC, come accade con l’iPod e l’iTunes Store.
Tutto questo è destinato a cambiare con la scelta di EMI e Apple di vendere tracce AAC non protette. Ora sarà possibile acquistare delle tracce in formato AAC dall’iTunes Store leggibili ed ascoltabili anche dai lettori concorrenti dell’iPod.
Susan Kevorkian, analista di IDC, sostiene che “questa è una grande opportunità per i produttori per realizzare prodotti compatibili con i principali servizi digitali online compreso iTunes. È un processo che diventa sempre più appetibile man mano che le principali etichette discografiche sceglieranno di seguire questa strada, e noi ci aspettiamo che anche le altre case, dopo EMI, lo faranno.”
Lo standard MP3 aveva incominciato a “scricchiolare” a Febbraio quando la Corte Federale in America aveva condannato Microsoft ad una multa di 1,52 bilioni di dollari per aver infranto un brevetto di Alcatel-Lucent nel processo di codifica e decodifica dell’MP3; questo ha portato più di una nuvola di incertezza su tale formato, lanciando di fatto formati alternativi come ad esempio AAC.
Cosa accadrà allora a Microsoft ed i suoi partners? Fonti Microsoft sostengono che l’azienda di Redmond sta cercando di ascoltare i consumatori, ma che ancora non è pronta ad annunciare la propria soluzione di musica digitale senza DRM. “I Consumatori hanno indicato questo tema come molto importante per loro, così Zune è al lavoro con i propri partner per muoversi verso questa direzione” questa la versione di Microsoft.
Ma di fatto in questo momento sviluppatori e produttori hanno un grande incentivo a muoversi verso AAC piuttosto che WMA, fatto questo che potrebbe tagliare fuori WMA dall’“ecosistema della musica digitale”.