Tutto risolto con Rogue Amoeba, ma neppure più di tanto. Dopo l’epurazione coatta dei giorni scorsi, Airfoil Speakers Touch 3.0 è infatti tornata a fare capolino sull’App Store privata della funzionalità sgradita a Cupertino. Le polemiche però non cessano: se da una parte Apple ammette l’errore, dall’altra stringe ancora più il pugno sulle approvazioni.
Tutto era cominciato allorché l’ultimo importante update di Airfoil Speakers consentiva di trasformare iPhone ed iPad in dispositivi AirPlay, un po’ come fossero Apple TV. I censori della mela hanno prontamente ritirato l’app con una motivazione che non trovava granché fondamento: “le app che usano API non pubbliche saranno rimosse.” E questa è stata la fine delle vicenda.
Ora l’app, opportunamente mondata della feature AirPlay, è di nuovo online, con tanto di scuse da parte di Apple, colpevole per sua stessa ammissione di aver “gestito male” la cosa. Ciò però non è stato sufficiente a impedire un post al veleno sul blog Rogue Amoeba:
All’inizio della settimana abbiamo finalmente avuto modo di parlare con un portavoce Apple; è la prima volta da quando ci hanno inizialmente annunciato la rimozione Airfoil Speakers Touch dallo store due settimane fa. Ora finalmente ci hanno dato qualche risposta.
Sappiamo che il problema di Apple con Airfoil Speakers Touch era legato in modo specifico alla capacità di ricevere audio direttamente dai dispositivi iOS e da iTunes. Di ciò non si era parlato a sufficienza durante le nostre conversazioni iniziali prima della rimozione […]. È chiaro che, nonostante le dichiarazioni di Apple, Airfoil Speakers Touch non utilizzava API private. Il modulo Enhanced Audio Receiving era stato implementato da zero e conformato alle linee guida di Apple.
Ciononostante, Apple si è avvalsa della autorità che si auto-conferisce nelle linee guida e nell’accordo di licenza per rimuovere le app che non le piacciono. […] È certamente avvilente, frustrante, eppure è la natura del sistema che hanno creato.
Se non altro, siamo gratificati dalla certezza di non aver violato le linee guida. Semplicemente, Apple non vuole che portiamo una simile funzionalità sull’App Store. In ultima istanza, se Apple non lo desidera, noi non possiamo fornirlo e gli utenti non possono averla. […] Sembra che Apple abbia scelto di utilizzare i propri privilegi di guardiano per inibire la concorrenza.
E ritorniamo al solito discorso. A casa sua, Apple fa come le aggrada anche in deroga alle policy che decide essa stessa. Certo, può farlo perché App Store è un suo prodotto, ma due righe di spiegazione agli sviluppatori poteva anche inviarle. Ad ogni buon conto, se vi interessava quella feature rimossa, sappiate che si può ottenere lo stesso effetto con un paio di escamotages. Basta seguire questa guida.