Sette anni fa, quando nessuno se lo aspettava (soprattutto i competitor), Apple lanciava in pompa magna uno dei suoi progetti più importanti e riusciti: l’iPhone originale, uno smartphone così avanzato e facile da usare che avrebbe cambiato per sempre il mondo della telefonia mobile come noi lo conosciamo.
Non era un iPod con display maggiorato; o per meglio dire, era anche un iPod ma non solo. Di certo, a quel tempo l’iPod aveva già capacità di 160GB mentre iPhone non superava gli 8GB. A Cupertino lo definivano “Dispositivo di Comunicazione Internet” poiché il suo più grande pregio non erano le app preinstallate (ci è voluto qualche anno per scorgere le potenzialità di App Store), quanto piuttosto il browser nativo Safari. Un’applicazione che non aveva nulla da invidiare alle controparti Desktop, talmente leggera e veloce da consentire una navigazione agevole perfino in mobilità.
E poi, aveva le Mappe di Google. E quale meraviglia è stata vedere la cartografia animarsi sotto le dita dell’iCEO, mentre cercava posti attorno al Moscone Center per un brunch e ordinava 4000 caffè macchiati a portar via allo Starbucks della zona. Uno scherzo che è entrato di diritto negli annali della mela assieme a tutti gli altri. Era come assistere alla presentazione della Mappa del Malandrino di Harry Potter in veste high-tech davanti ai nostri occhi: pura estasi tecnologica, e fu pure messa su in quattro e quattr’otto.
Quel giorno, le azioni Apple valevano appena 87 dollari; entro la fine della giornata, sono lievitate a 92$ e, sette anni più tardi, sono stabilmente attorno ai 517 dollari.
Oggi, Steve Jobs non è più con noi, ma al suo posto c’è un uomo -Tim Cook- che ha saputo dimostrare valore e competenze nonostante un iniziale, diffuso scetticismo. E non è l’unico cambiamento di rilievo. Se rammentate, nel giorno dell’iPhone l’allora CEO di Google Eric Schmidt salì sul palco per congratularsi con Jobs; le due società, scherzò, si sarebbero dovute chiamare AppleGoo, ma nei suoi occhi si leggeva già Android. “Non si può pensare ad Internet senza tirare in ballo Google” ebbe il coraggio di dire l’iCEO quella mattina; mai avrebbe immaginato che, quattro anni più tardi, Google sarebbe diventata la sua più acerrima nemica per quello che considerava un ignobile furto di idee.
E rammentate l’infinita querelle sulla faccenda della tastiera fisica/tastiera virtuale? Da una parte c’era chi sosteneva che l’assenza di un vero tastierino alfanumerico avrebbe relegato per sempre l’iPhone ad un uso amatoriale, mentre dall’altra Apple difendeva la bontà delle sue scelte; anni dopo, abbiamo scoperto dell’esistenza di un prototipo di iPhone con tastiera fisica, mentre il Palm Pre, che la tastiera fisica ce l’aveva quasi per sfida nonostante uno schermo touch, ha fatto la fine che ha fatto.
E parliamo di appena sette anni fa. Immaginate soltanto cosa potrebbero tirar fuori dal cilindro da qui a sette anni Tim Cook e i suoi. In attesa di scoprirlo, tanti auguri iPhone.