La querelle giudiziaria che vede contrapposte Apple e Epic Games (sviluppatore di Fortnite) sulla gestione e sulle modalità di distribuzione del software su App Store, si arricchisce di un nuovo colpo di scena. Dopo Microsoft, infatti, decine di Stati USA si sono costituiti parte civile in appello, e puntano il dito contro Apple.
I procuratori generali di ben 34 Stati e del Distretto di Columbia hanno presentato ricorso contro una sentenza che permette a Cupertino di continuare ad applicare alcune pratiche considerate restrittive, nella causa tra Apple e Epic Games. “La condotta di Apple” hanno dichiarato congiuntamente, “ha danneggiato e sta danneggiando gli sviluppatori di app mobile e milioni di cittadini”
“Nel frattempo, Apple continua a monopolizzare la distribuzione delle app e le soluzioni di pagamento in-app per iPhone, soffoca la concorrenza e accumula profitti supercompetitivi nell’industria degli smartphone che vale quasi trilioni di dollari l’anno”.
E secondo il Financial Times, il Dipartimento di Giustizia USA ritiene che la sentenza di primo grado fosse “viziata da diversi errori legali che potevano compromettere l’effettiva applicazione delle leggi antitrust, specialmente nell’economia digitale.” La Corte, in altre parole, avrebbe interpretato lo Sherman Act -una legge del 1890 che punisce le pratiche anticoncorrenziali- “in modo ristretto ed errato, e con modalità che lascerebbero molti accordi e pratiche anti-competitive al di fuori della protezione di legge.” Finendo col penalizzare Epic Games e vanificando la possibilità di avere App Store indipendenti.
A questo punto, la palla passa ai legali di Apple che avranno tempo fino a marzo per elaborare una controffensiva; a Cupertino, solo pochi giorni fa, dicevano di essere certi che la proposta di Epic fosse destinata a fallire; Apple, ha chiosato un portavoce, resta infatti “impegnata nell’assicurarsi che l’App Store sia un luogo sicuro e un mercato affidabile, che costituisca un’opportunità per consumatori e consumatori.”