Stando ai rilevamenti di TechCrunch, pare che Cupertino stia mettendo a punto, in modo sottile ma complesso, il funzionamento degli algoritmi che operano sulle classifiche dell’App Store. Partendo dai risultati di diversi studi sulle applicazioni mobili, è apparso evidente che la posizione delle app nelle graduatorie ora dipende anche da nuovi fattori come il punteggio medio assegnato dagli acquirenti e lo user engagement. Ciò impedisce agli sviluppatori disonesti di gonfiare artificialmente il posizionamento del proprio prodotto.
Sono novità introdotte col contagocce a partire da luglio, quando la startup di marketing online Fiksu ha iniziato a notare strane fluttuazioni nelle classifiche che privilegiavano soprattutto le app con 4 o più stelle. Al tempo, molte di esse passarono “d’ufficio” alle vette della classifica pur senza un reale aumento del numero di download, mentre app con giudizi inferiori scivolavano in basso, il che favoriva il boom di alcuni titoli, soprattutto quelli che facevano relativamente tanti download in poche ore.
Ora, invece, Apple ha anche allungato i parametri di aggiornamento delle classifiche, e sempre per evitare manomissioni improprie:
Sospettiamo che abbiano aggiunto un periodo “tampone” di tempo per impedire la manipolazione della classifica attraverso impennate di download spesso associate a interventi robotici, automatizzati o ad altre azioni lontane dagli interessi dell’ecosistema. Uno spazio di tre ore mette a disposizione un tempo adeguato per identificare le anomalie e rimuovere le app prima che compaiano in cima alle liste.
L’engagement degli utenti, invece, viene calcolato in base a valori molto eterogenei: la quantità di tempo che gli utenti passano su una determinata app, il numero di app aperte, e i ritmi di uso; ed ecco perché i titoli social come Facebook e Twitter sono praticamente gli unici che non hanno subìto grossi scossoni. E d’altro canto, la cosa non deve sorprendere: fin dal suo debutto, la gestione delle classifiche su App Store è sempre stata un po’ un eterno lavoro in corso, dato il carattere vitale che riveste per la credibilità dell’ecosistema. In quest’ottica va inquadrata la recente acquisizione di Chomp da parte di Cupertino.