Il successo di App Store è sotto gli occhi di tutti, e buona parte di noi ha un’idea piuttosto precisa dell’entità del fenomeno del jailbreak di iPhone.
Ma, in questo contesto, quale spazio ha la pirateria delle applicazioni?
Secondo quanto riporta iLounge, Brian Greenstone (fondatore di Pangea Software) ritiene che il fenomeno sia assolutamente marginale.
“Nella prima settimana di vendita di Enigmo – dice Greenstone – abbiamo visto non più del 5% di copie pirata, che si sono successivamente ridotte fino a diventare non significative“.
Greenstone è convinto che sia il classico schema usato dai pirati, che sanno comunque trovare un modo per aggirare gli ostacoli imposta dagli sviluppatori: non vale comunque la pena di preoccuparsi o investire risorse per contromisure, almeno fino a che le percentuali sono così basse.
Non tutti gli sviluppatori, tuttavia, sono dello stesso parere.
Secondo Kai Yu, presidente di BeeJive (che pubblica l’omonimo software sullo store mobile di Apple), la pirateria di applicazioni per iPhone è un fenomeno molto più diffuso di quanto si pensi: “Prendendo ad esempio BeeJiveIM, abbiamo scoperto tramite l’uso di un programma di analisi degli accessi ai nostri server, che il 60% dell’attività proviene da copie pirata“.
Yu, comunque, rimane prudentemente ottimista: “Apple risolverà il problema: questa è una situazione temporanea, un problema di gioventù di App Store. Per ora, però, è un po’ come il Far West“.
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