Durante la conferenza per presentare i risultati fiscali del terzo trimestre 2009, Apple ha dichiarato che è già al lavoro per un modello differente di categorizzazione delle App presenti sullo store che non tenga conto soltanto dei numeri di vendita o di quello delle recensioni inserite.
L’attuale modello di ranking limita fortemente la scelta che gli sviluppatori sono chiamati a prendere per decidere il proprio modello di business e sono 2 le opzioni di scelta tra le quali dovranno decidere:
a) optare per il rilascio di applicazioni che richiedono poco tempo: non necessitano di grande spese nello sviluppo, possono perciò essere vendute a 0.99€ ed avere maggiori possibilità di scalare la classifica, ma con elevate probabilità di risultare applicazioni mediocri.
b) sviluppo di una applicazione originale e di “qualità elevata”: con costi e tempi corposi che si tramuteranno verosimilmente nell’opzione di vendita a 4.99€ (o di più) e che difficilmente potrà entrare nella Top 10, anche per un singolo giorno.
Quando c’è una classifica, tutti puntano ad essere ai primi posti. E così molti sviluppatori, dal momento del lancio dell’App Store, in cui le prime posizioni significano una distribuzione di degno interesse, si sono ritrovati a “dover” preferire applicazioni che non richiedono elevati costi di produzione per poter essere vendute a basso costo (o gratuitamente), con il solo obiettivo di avere maggiori possibilità di guadagnare le posizioni più alte. Oltre a questo va considerato che, con il passare del tempo, il numero di applicazioni e devolper con cui concorrere aumenta in maniera esponenziale e ci sono categorie (si pensi a “Game”) nelle quali è quasi impossibile essere notati, vista la mole di app presenti.
Dubbi sulla possibilità di creare una professione come sviluppatore iPhone sono emersi da diverse parti e possono essere riassunte in questa dichirazione di Marco Arment (Instapaper):
Sviluppare per iPhone è molto bello se non si ha la necessità economica di essere presente nell’App Store. I problemi sono frustranti, noiosi e possono creare grosse incongruenze tra le vendite, le date di rilascio, la disponibilità degli aggiornamenti e le entrate. Questo è il motivo per il quale metto in dubbio la possibilità di lavorare seriamente con l’App Store: se si hanno scadenze, budget, spese e collaboratori full-time, controlli sulle date di rilascio o comunicati per Pr, tutto questo [App Store, n.d.r.] non risulta un ambiente di lavoro ottimale.
Ben venga dunque un nuovo modello che non funga da deterrente per la ricerca della qualità nello sviluppo di applicazioni, ma che invece possa concretizzarsi in uno concreto “stimolo” creativo e lavorativo.
Sarebbe auspicale inoltre che, assieme alla nuova classificazione delle app nello store, seguisse una modifica al modello di accettazione/rifiuto delle app stesse: sono ormai tanti i casi nei quali applicazioni vengono rifiutate per motivi che risultano incomprensibili, non tanto per la loro arbitrarietà (App Store è di Apple e lei, in fin dei conti, decide), ma che formalmente risultano sempre gli stessi al cambiare della tipologia di applicazioni.
La rivoluzione, per quest’ultimo aspetto, potrebbe essere quella di una maggiore trasparenza sulle motivazioni specifiche che stanno dietro al rifiuto di un’applicazione senza rimandare, come spesso è capitato, alla sezione 3.3.12 dei termini di utilizzo dell’SDK.