La recente strategia di Apple per contrastare i crescenti dazi Trump offre un interessante spaccato sulla capacità dell’azienda di Cupertino di adattarsi alle sfide globali. Con l’aumento delle tariffe sulle importazioni cinesi al 54%, Apple ha scelto di intensificare la produzione di iPhone in India, dove i dazi sono significativamente inferiori, pari al 26%. Questa mossa, pur tattica, dimostra una chiara volontà di mitigare l’impatto delle politiche protezionistiche americane e preservare la competitività sul mercato USA.
Secondo il Wall Street Journal, il CEO Tim Cook sta cercando di ottenere un’esenzione dai dazi, una strategia che aveva già funzionato durante il primo mandato di Trump. Tuttavia, le resistenze politiche attuali rendono questo percorso più arduo. Parallelamente, la scelta di investire in India si sta rivelando lungimirante: entro il 2025, si prevede che la produzione indiana raggiungerà i 25 milioni di unità, coprendo circa la metà della domanda statunitense. Nonostante ciò, Apple non ha intenzione di rivoluzionare completamente la sua catena di approvvigionamento globale, vista l’incertezza che ancora domina il panorama tariffario internazionale.
L’impatto economico delle politiche commerciali è evidente non solo sul piano operativo ma anche sui mercati finanziari. Le azioni di Apple hanno registrato un calo del 20% in soli tre giorni, un segnale preoccupante per gli investitori. Inoltre, l’amministrazione statunitense ha minacciato ulteriori aumenti dei dazi sui prodotti cinesi, qualora non si raggiungessero concessioni da parte di Pechino. Questo scenario potrebbe portare a un aumento del costo di produzione dell’iPhone 16 Pro da 580 a 850 dollari, un incremento che obbligherebbe Apple a scegliere tra tre opzioni: comprimere i margini, trasferire i costi ai fornitori o aumentare i prezzi per i consumatori.
Nonostante le pressioni politiche per riportare la produzione negli Stati Uniti, questa opzione appare poco praticabile. Gli alti costi e la mancanza di manodopera specializzata rendono più conveniente per Apple pagare i dazi piuttosto che trasferire integralmente la produzione. Tuttavia, l’azienda ha annunciato un investimento di 500 miliardi di dollari per produrre server e altri dispositivi a basso volume negli USA, un segnale di compromesso che potrebbe placare parte delle critiche interne.
La diversificazione verso l’India rappresenta dunque una risposta pragmatica e immediata. La produzione di iPhone nel subcontinente non solo riduce i costi, ma posiziona Apple in un mercato in rapida crescita, rafforzando la sua resilienza contro future turbolenze tariffarie. Questo approccio bilancia necessità economiche e pressioni politiche, dimostrando come un’azienda globale possa navigare con successo in un contesto protezionistico.