Khalid Shaikh non è mai stato un imprenditore informatico regolare o canonico. Come ultima fatica aveva messo su la Perfect Acumen, una start up da 25 dipendenti (tutti ingegneri pakistani) per battere probabilmente ogni record in fatto di prolificità nel settore applicazioni per iPhone: più di 5 al giorno venivano regolarmente approvate da Apple (ok, alcune ci mettevano settimane, ma infine erano regolarmente presenti su iTunes), per un totale di 900 e più, in 250 giorni di vita dell’azienda.
Cosa produceva Perfect Acumen? Perlopiù (in realtà, esclusivamente) piccolissime app capolavori di SEO interna al motore di App Store, che non facevano altro che formattare in stile app di terze parti iPhone contenuti presi dal web (“Aggiornamenti sulla cura per la pelle”), per cifre alte anche per un’app “di concetto”: spesso 5 $.
Era tale l’esposizione di cui godevano i titoli delle app, che Khalid fatturava migliaia di dollari al giorno. Ora, da un giorno all’altro, e senza alcun preavviso né motivazione meno generica di “copyright infringement”, Apple ha spazzato via dal suo App Store quelle 900 applicazioni, tutte un tempo regolarmente approvate, e di fatto ha ucciso il business messo su da Shaikh. D’accordo, non erano app geniali, ma che ne pensate di questo modo di operare? Che App Store stia veramente diventando l’anello che non tiene di anni ed anni di scelte azzeccate, da parte di Apple?
Su MobileCrunch trovate anche il testo completo della lettera con cui Apple ha notificato a Khalid Shaikh e al suo team il bando da App Store.