Per definizione uno smartwatch è un dispositivo sempre connesso, ma non tutti i modelli in commercio adottano la stessa strategia di comunicazione. Alcuni smartwatch sono in grado di connettersi autonomamente ad Internet grazie ad una SIM interna, altri si affidano ad una connessione WiFi o Bluetooth, altri ancora funzionano esclusivamente in simbiosi con uno smartphone.
Da anni si parla del cosiddetto iWatch, lo smartwatch della Mela, ma le caratteristiche tecniche ed il design sono completamente avvolti nel mistero, sebbene qualche indiscrezioni indichi l’adozione di display OLED da 1.5 pollici e batterie flessibili.
Quel che pare certo è l’adozione del protocollo Bluetooth Low Energy per contenere al massimo il consumo di energia, aumentando il più possibile l’autonomia, e rendere possibile l’accoppiamento con dispositivi iOS dotati di Bluetooth 4.0.
Sembra assai improbabile infatti che l’iWatch possa essere un dispositivo autonomo, probabilmente funzionerà solo se accoppiato ad un iPhone o ad un iPad, ma non è chiaro quanto questa dipendenza sia stretta. Gli smartwatch di Sony ad esempio si affidano completamente agli smartphone Android a cui sono connessi, le applicazioni girano sugli smartphone e gli smartwatch fungono da telecomando evoluto.
Apple potrebbe invece aver scelto una soluzione intermedia, un dispositivo in grado di far girare autonomamente al suo interno delle applicazioni, ma vincolato ad un dispositivo iOS per la connessione ad Internet.
Un brevetto depositato da Apple mostra infatti una sorta di hotspot mobile a corto raggio che offre servizi di connettività Internet ad altri dispositivi. Il concetto è simile a quello dell’hotspot personale disponibile sugli iPhone e sugli iPad, ma l’implementazione del protocollo è probabilmente diversa e permetterebbe ad un iWatch di condividere non solo la connessione 3G, ma anche la connessione WiFi, solo nel momento in cui è necessario accedere a dei dati su Internet, in modo da preservare al massimo l’autonomia della batteria.