Mentre il mondo della tecnologia avanza rapidamente e punta tutte le sue fiches sull’Intelligenza Artificiale come ChatGPT, Apple sembra come immobilizzata. È preoccupata -anche lei, come il Garante– della piega che lo sviluppo possa prendere. Forse non sa come monetizzare i nuovi servizi, e di sicuro teme per le implicazioni di privacy. Ma mentre a Cupertino traccheggiano, in altre aziende non passa settimana in cui non arrivi un’eccitante novità. Apple, è ora di elaborare il lutto e di accettare la realtà: Siri è già morta e sepolta. È ora di andare avanti.
In un bellissimo articolo protetto da paywall, The Information racconta il dietro le quinte di 3 ingegneri Apple e di John Giannandrea, senior vice president del Machine Learning e della strategia AI di Apple, cui è delegata la supervisione del team Siri.
“Alla fine dell’anno scorso, un trio di ingegneri che avevano appena aiutato Apple a modernizzare la sua tecnologia di ricerca ha iniziato a lavorare sul tipo di tecnologia alla base di ChatGPT, il chatbot di OpenAI che ha affascinato il pubblico da quando è stato lanciato lo scorso novembre. Per Apple, c’era solo un problema: gli ingegneri non lavoravano più lì. Avevano lasciato l’azienda per lavorare sulla tecnologia, nota come modelli large-language (LLM), presso Google.
I tre uomini – Srinivasan Venkatachary, Steven Baker e Anand Shukla – hanno lasciato Apple lo scorso autunno in parte perché credevano che Google fosse un’azienda migliore per lavorare sugli LLM, che sono in grado di comprendere il linguaggio e generare risposte simili a umane […]. Sono merce rara: Google li voleva talmente tanto che il suo CEO, Sundar Pichai, ha corteggiato personalmente il gruppo, mentre il CEO di Apple Tim Cook ha cercato di convincerli a rimanere, secondo due persone che ne hanno parlato con Venkatachary. Ora stanno lavorando sugli sforzi di Google per ridurre il costo della formazione e migliorare l’accuratezza degli LLM e dei prodotti basati su questi modelli.”
Cosa sta Facendo Apple
Non abbiamo dubbi sul fatto che Apple stia sperimentando le tecnologie di AI, LLM e AGI; il problema è che la solita tecnica di attendere gli sviluppi, guardare agli errori e poi creare qualcosa di superiore stavolta potrebbe non funzionare. Per la semplice ragione che tutto procede ad una velocità mai vista prima nell’umanità.
Sappiamo che Siri è un ammasso di codice ingestibile, e ciò ne ha rallentato lo sviluppo fino a bloccarlo del tutto. Come spiegavamo tempo addietro, aggiungere una nuova frasi all’arsenale di comandi di Siri impone la ricostruzione dell’interno database, il che richiede fino a 6 settimane. Una nuova funzionalità richiede fino a un anno intero di revisione.
Nel mentre, una tecnologia come ChatGPT4, l’ultima versione dell’AI OpenAI, è in grado di analizzare una foto in un’istante e capire cosa accade, quali sono i soggetti, quali sono le relazioni tra loro -fisiche, organiche, affettive, etc.- e rispondere a domande su quel che vede, creare storie o poesie, trasformare uno schizzo in un gioco o in un sito Web. Ci sono AI che consentono addirittura di trasformare un uomo in un droide, o un intero video in una storia di robot in un modo futuristico e distopico, partendo da un video e un’immagine.
Il problema è che, nonostante gli sforzi per rendere Siri competitivo con altri assistenti vocali, Giannandrea riceve molte critiche per il suo stile manageriale e per la scarsa ambizione. Gli sforzi dell’IA di Apple, in altre parole, sono costantemente ostacolati da disfunzioni organizzative e dalla mancanza di focus.
Il team Siri di Apple è stato afflitto da lotte intestine e da ostacoli burocratici, e la verità è che il sistema di gestione CEO-centrico e basata sulle demo di Apple è troppo lento e farraginoso. L’approccio prudente, insomma, è troppo lento e inadeguato al periodo storico.
La dipartita di diversi ingegneri chiave alla volta di Google, poi, è stata la canonica ciliegina sulla torta che ha ulteriormente indebolito il team AI di Cupertino. Ma perché questo impasse?
Le Paure di Apple
Apple è ancora riluttante ad abbracciare le ultime tecnologie AI, come i modelli di linguaggio di grandi dimensioni, principalmente per le preoccupazioni sulla privacy. Questo, secondo gli esperti, è l’ostacolo più grande alle sue ambizioni in materia di intelligenza artificiale.
I timori di Apple sono legati alla sua immagine di brand e alla sua filosofia di protezione dei dati personali dei clienti. Apple non vuole che Siri diventi un chatbot che possa fornire risposte sbagliate, imbarazzanti o controverse, che potrebbero danneggiare la reputazione dell’azienda o violare la privacy degli utenti.
Per questo motivo, la mela ha sviluppato un proprio framework per la generazione naturale del linguaggio, chiamato Siri Natural Language Generation, che al momento è attivo solo su Apple TV e serve solo a raccontare barzellette. Questo framework potrebbe essere usato in futuro per rendere Siri più conversazionale e capace di rispondere a domande più complesse, ma solo dopo aver superato rigorosi test di qualità e accuratezza. Apple vuole anche evitare che Siri fornisca informazioni che possano danneggiare la sua immagine o metterla in posizioni controverse.
Anche per questo motivo, Apple limita l’accesso e l’analisi dei dati di utilizzo di Siri, e preferisce che le risposte siano scritte da un team di persone, invece che generate da un modello di linguaggio come ChatGPT. Questo approccio, però, rende Siri meno innovativa, meno accurata e meno capace di competere con gli altri assistenti virtuali come Google Assistant e Amazon Alexa, che sfruttano le potenzialità delle AI e dei LLM per offrire servizi più avanzati e personalizzati. E di sicuro la rende inadeguata a fronteggiare ChatGPT.
Apple si trova quindi in una situazione difficile: da un lato vuole migliorare le capacità di Siri per competere con gli altri assistenti virtuali; dall’altro lato però vuole mantenere la sua reputazione di azienda attenta alla privacy e alla qualità dei suoi servizi.
A questo punto, riuscirà Apple a trovare il giusto equilibrio tra innovazione e cautela? Sarà in grado di raggiungere i suoi rivali nella corsa all’A? Le potenzialità, lo abbiamo detto, ci sono tutte. Apple potrebbe tirar fuori dal cilindro Siri+ in Beta e renderlo un servizio a pagamento, risolvendo così il problema della monetizzazione. Ma che succederà quando arriveranno i primi scandali sulla privacy, o quando indicazioni sbagliate porteranno a danni a cose e persone? Questo è quel che Apple vuole evitare, ma questa esitazione potrebbe costarle il fallimento più grosso della sua storia. Tic toc, Apple.