Universal Music Group è impelagata in una complessa class action coi suoi musicisti a causa della ripartizione dei guadagni nel mercato digitale, considerata non equa. Data la peculiarità delle accuse, Steve Jobs e Eddy Cue sono stati ascoltati e registrati come persone informate sui fatti, ma poiché si tratterebbe di dettagli riservati, i legali di Cupertino hanno formalmente richiesto che le loro deposizioni venissero ascoltate esclusivamente dalla Corte. Gli altri, per capirci, sono stati gentilmente accompagnati alla porta.
Dopo una fuga di notizie che non è piaciuta alle etichette, neppure i dipendenti delle società coinvolte hanno potuto assistere alle deposizioni dei dirigenti Apple. Il giudice avrebbe infatti ordinati di sgombrare l’aula, eccezion fatta per la giuria e il personale essenziale:
I musicisti coinvolti nella class action vogliono fare luce sui fatti, ma Apple controbatte che le deposizioni di Jobs e Cue, così come tutti gli altri documenti relativi alle relazioni lavorative di Apple con UMG e le altre etichette, siano da considerarsi “segreti proprietari e altamente confidenziali.” In supporto a tale tesi, Apple sottolinea il fatto che, durante la registrazione delle deposizioni, molti individui -compresi gli impiegati UMG- sono stati fatti accomodare fuori dall’aula. Quando la deposizione di Jobs è stata riprodotta davanti alla giuria, il giudice ha anche chiuso l’aula, ordinando alle molte persone presenti di andarsene e proteggendo le trascrizioni con un sigillo.
Il problema, spiega Apple, è che la divulgazione delle informazioni rivelate dall’ex iCEO potrebbe danneggiare gravemente il business dell’iTunes Store, e d’altra parte ci deve pur essere una ragione se di quelle negoziazioni non conosciamo alcuna sfumatura ancora oggi. Un simile scivolone, infatti, consentirebbe ai competitor di conoscere esattamente le basi su cui poggia il primato di Apple sugli altri, e ciò potrebbe sconvolgere gli equilibri del mercato come noi li conosciamo.