Alla faccia del Think Different e dei proclami del marketing. Accusata dai suoi stessi dipendenti retail di “trattamento iniquo”, invece di mettere mano al portafoglio Apple nicchia e muove guerra istruendo i suoi manager sui metodi scientifici -e legali- per gestire le intemperanze.
Si stanno dando rapidamente un ordine e un’organizzazione con tanto di sito Web. Molti dipendenti del retail Apple, si ignora al momento il numero esatto, si sono raggruppati a formare il cosiddetto “Apple Retail Workers Union” nel tentativo di strappare migliori condizioni di lavoro e un rapporto più diretto:
Tutti sanno che lavoriamo in uno degli ambienti retail più esigenti eppure soffriamo a causa di trattamento iniquo e di compensi inadeguati, tra le altre cose. Meritiamo molto di meglio: ora tocca a noi.
Una proposta che deve aver ispirato in qualche modo l’eco di protesta dei dipendenti dell’Apple Store di Roma Est, che hanno sfruttato il giorno del lancio dell’iPhone 4S per dare visibilità al proprio sciopero e alle proprie richieste:
Non abbiamo intenzione di bloccare le vendite, ma solo di portare all’attenzione pacificamente la nostra vertenza in atto da settembre. All’azienda chiediamo una maggiore consultazione su scelte, passaggi di qualifica, mansioni e aumenti di livello. La nostra non è solo una rivendicazione economica, ma la richiesta di maggiore consultazione dei dipendenti in un’azienda che ha per filosofia quello di voler condividere tutto
La risposta della società non si è fatta attendere, ed è arrivata col solito stile di sempre, ovvero di sottecchi, e con una strategia d’acciaio. Sono stati istituiti corsi di formazione obbligatori per tutti i responsabili, dedicati alla gestione della materia:
Il fine del corso è quello di fornire ai manager una comprensione pratica di come le unioni incidano sugli spazi di lavoro, come e perché gli impiegati si organizzano, e nozioni su cosa si può e non si legalmente può fare. Si tratta di un corso obbligatorio per tutti i nuovi manager, ed è un requisito biennale per tutti i manager.
Un’iniziativa che tutto sembra fuorché una riconciliazione. E crea amarezza, soprattutto ora che la nostra economia rischia di andare del tutto a rotoli, sentire che perfino una società dotata d’un bilancio fantascientifico come Apple fatichi a riconoscere il valore di chi ogni giorno si spende con competenza, professionalità e indefessi sorrisi ortopanoramici. Passino le difficoltà del momento storico, la crisi e tutto il resto: ma quali sono le scuse in questo caso? E’ bello fregiarsi a chiacchiere di store e di carriere “come nessun altro”; e allora vediamo pure di remunerare e ascoltare come nessun altro. Sarebbe una gradita novità, in un periodo e in un paese in cui essere giovani e laureati somiglia sempre più ad una sfiga.