Vento di tempesta in quei di Cupertino. La Procura di Milano ha chiuso le indagini e tra poco partirà l’avviso di rinvio a giudizio per l’amministratore delegato di Apple Italia Enzo Biagini per il direttore finanziario Mauro Cardaio, e infine per il manager della irlandese Apple Sales International Michael Thomas O’Sullivan. Il reato contestato, scrive il Fatto Quotidiano, è “mancato versamento dell’Ires per un totale di circa 879 milioni di euro in 5 anni, dal 2008 al 2013.”
Il problema è sempre il solito:
i profitti realizzati in Italia dalla multinazionale, secondo uno schema che sarebbe stato seguito da altri colossi dell’hi-tech e di internet, come Google (anche in questo caso a Milano è aperta un’inchiesta ma a carico di ignoti), sarebbero stati contabilizzati dalla società che ha sede in Irlanda, Paese dove la pressione fiscale è più favorevole.
All’apertura del fascicolo, due anni fa, i pm che avevano perquisito la sede milanese contestavano il reato di dichiarazione dei redditi fraudolenti per il periodo 2010-2011; ora invece sono state rivenute violazioni diverse e per un periodo più lungo di tempo.
“Apple,” si legge in un comunicato ufficiale, “è uno dei più grandi contribuenti al mondo e paghiamo ogni euro di tasse dovute ovunque operiamo. Le autorità fiscali italiane hanno sottoposto a verifiche fiscali le attività italiane di Apple nel 2007, 2008 e 2009 e hanno confermato che eravamo in piena conformità con i requisiti di documentazione e di trasparenza Ocse. Queste nuove accuse contro i nostri dipendenti sono completamente prive di fondamento e siamo fiduciosi che questo procedimento arriverà alla stessa conclusione”.
In attesa dei nuovi sviluppi, la prossima mossa di Cupertino potrebbe essere quella di tentare la transazione con l’Agenzia delle Entrate, cosa che però sarebbe già stata smentita dalle fonti.