Per dare una spinta alle proprie tecnologie di domotica, Apple ha iniziato ad accordarsi direttamente coi costruttori di immobili. HomeKit sarà standard nelle nuove abitazioni.
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Apple sta tampinando i costruttori per creare con loro soluzioni di domotica integrate nelle nuove abitazioni. “Vogliamo portare la home automation al mercato mainstream,” ha dichiarato Greg Joswiak, il vice presidente del marketing di prodotto Apple. “Il miglior luogo per iniziare è farlo da dove comincia tutto, quando una casa è stata appena creata.”
Per ora il progetto è partito negli USA, e non si sa quanto costeranno le nuove abitazioni, né dove sorgeranno; ma è evidente che se la cosa prenderà piede, presto diventerà sempre più normale controllare da iPad le imposte, i sistemi di intrattenimento musicale, le luci, il citofono e così via.
Negli ultimi tempi il numero dei dispositivi compatibili con HomeKit (il protocollo di domotica della mela) è aumentato stabilmente, anche se siamo ben lontani dall’exploit che ci saremmo aspettati; i costruttori di accessori stanno lentamente adeguandosi al nuovo standard, ma col tempo le cose si sistemeranno: il futuro, che su su Android o iOS, è questo, c’è poco da fare.
E anche la politica inizia ad adeguarsi, seppur a rilento come al solito e a macchia di leopardo; in alcune municipalità USA -tipo Austin, in Texas- è obbligatorio installare termostati smart. Noi che li usiamo da un po’ capiamo anche la ratio di questo provvedimento: nella migliore delle ipotesi si risparmia gas, nella peggiore si va a pari con l’anno precedente ma ci si scalda molto meglio e senza sprechi. Provare per credere.
Certo, occorrerà vedere quanto costa in più una casa iper-tecnologica di questo tipo, ma è rassicurante sapere che il protocollo usato è HomeKit, e non qualche imperscrutabile sistema di domotica proprietario, di quelli che occorre chiamare (e pagare) l’ingegnere ad ogni guasto. In un ambiente compatibile con iPhone, infatti, basta acquistare il dispositivo e installarlo: la configurazione software è praticamente inesistente, ed è così che ci immaginavamo il 2016.