Ammettiamolo, in questi anni a Microsoft avranno acquisito una certa esperienza nella comunicazione dei problemi di sicurezza ai propri clienti. La strategia per la dichiarazione delle falle, e dei sistemi utili a sistemarle, ha certamente richiesto una forte attenzione a Redmond, ormai cosciente dell’importanza di questa spina nel fianco. Secondo molti la comunicazione di Apple è più pubblicitaria che funzionale, creando una scarsa sensibilità nei confronti della sicurezza. Opinione diffusa da più parti, condivisa anche da alcuni fan di Apple. Ma questa volta la critica è arrivata da un uomo della stessa Microsoft…
Stephen Toulouse è un responsabile Microsoft per la strategia di sicurezza, ed ecco cosa ha scritto nel suo blog: “Attenzione: l’unico modo in cui puoi maneggiare i problemi di sicurezza è prendendone coscienza, comunicando chiaramente le minacce agli utenti, oltre a fornire una chiara guida alla sicurezza (…) Apple ha bisogno di una persona esperta in problemi di sicurezza, in vere analisi tecniche, che possa dirigere un buon team di sicurezza“.
Sulla natura degli attacchi di queste ultime settimane, che sembrarono moltiplicarsi come funghi dopo il falso allarme di Leap.A, Toulouse aggiunge: “Molti degli attacchi che Apple sta provando oggi sono simili alla maggior parte delle minacce che trovi su Windows: sono attacchi che richiedono all’utente di fare qualcosa prima di agire. Abbiamo imparato che in questi casi è utile rispondere velocemente, e dare prescrizioni precise agli utenti… hey, ho fatto questo per anni, quindi so cosa dico“.
Come ho già accennato non si critica la gestione del problema della sicurezza da parte di Apple, ma della comunicazione della sicurezza. Andate su Microsoft.com/Security e trovate diversi consigli, andate su Apple.com/Security e trovate una pagina promozionale di Tiger. Due strategie totalmente differenti, che rispondono, dobbiamo dirlo, a due stati di allarme differenti. Ad ora Apple può parlare tranquillamente di quello che è il suo principale punto di forza, ma fino a quando una comunicazione promozionale non diventerà un gioco pericoloso?
Queste critiche derivano, tra gli altri, da un’interessante articolo su Business Week che vi consiglio, la firma è di Arik Hesseldahl.