Lo scorso dicembre, il responsabile dello sviluppo software di BlackBerry Sebastien Marineau-Mes, ha ricevuto una di quelle offerte che non si possono rifiutare: Apple gli proposto la posizione di vice presidente del Core OS. Offerta che ha subito accettato, inviando regolare lettera di licenziamento il 23 dicembre scorso.
Senonché, pare che il contratto di Marineau-Mes -firmato in occasione dell’ultima promozione risalente a settembre- prevedesse un preavviso di almeno sei mesi; ed ecco perché la società gli ha fatto causa per inadempienza contrattuale. Una ferita non di poco conto, considerando che ultimamente tutte le promozioni sono congelate, tranne che per pochi e particolarissimi casi.
La Corte Superiore di Giustizia dell’Ontario ha ovviamente dato ragione a BlackBerry, intimando all’uomo di ricoprire la carica fino al termine naturale del contratto. Il comunicato stampa, insolitamente piccato, recita:
BlackBerry non starà con le mani in mano mentre un ex impiegato vìola il suo contratto. È estremamente disdicevole che si sia dovuto arrivare a questo punto, ma faremo tutto quel che è necessario per assicurarci che gli impiegati onorino gli accordi presi. Quando stipuliamo un accordo con un impiegato […], ci aspettiamo che venga onorato così come egli si aspetta che noi onoriamo la nostra parte. Siamo lieto che la Corte ci abbia dato ragione, e che abbia ritenuto ancora in essere i termini di contratto.
Ora, un po’ come avvenne col travagliato caso PaperMaster, non sappiamo cosa accadrà nel frattempo. Di sicuro, lascia esterrefatti che proprio Apple venga pizzicata più d’una volta a esercitare comportamenti che in teoria disdegnerebbe. Secondo l’accusa del Dipartimento di Giustizia statunitense, infatti, la mela è tra le società che si sono accordate sotto banco per non pestarsi i piedi a vicenda sulle assunzioni, vicenda sulla quale di recente Tim Cook è stato chiamato a testimoniare. Poi per carità, magari finisce che la difesa smonterà l’accusa pezzo per pezzo, ma la mail minacciosa di Jobs a Palm è messa agli atti, e lancia ombre inquietanti sull’operato di uno dei più grandi imprenditori del nostro secolo.