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Nuova puntata della sofferta vicenda legale che vede coinvolte Apple e Samsung negli Stati Uniti. Il giudice Lucy Koh –funzionario brusco e notoriamente dotato di scarsa pazienza– è tornata a dare qualche dispiacere alle due società, prima negando una mozione di Samsung relativa a un vizio di forma e poi osteggiandone una di Apple, relativa invece al blocco delle vendite di 26 dispositivi dell’avversaria.
È opinione dei legali di Samsung che Velvin Hogan, l’attuale capo dei giurati, sia inadatto a ricoprire il suo ruolo per cattiva condotta: avrebbe infatti nascosto il proprio coinvolgimento in un processo con Seagate, uno dei partner storici di Samsung. Ciò, tuttavia, non ha convinto affatto il giudice; a suo dire, bisognava semplicemente informarsi meglio prima:
Prima del verdetto, Samsung avrebbe dovuto scoprire la controversia di Hogan con Seagate, se solo solo avesse agito con una ragionevole diligenza sulle informazioni acquisite durante la fase del voir dire [udienza in uso nei paesi del Commonwealth per stabilire l’ammissibilità delle prove, o la competenza di un testimone o giurato, n.d.A.]; in altre parole, dovevano tener conto del fatto che Hogan, nel voir dire, aveva affermato di aver lavorato presso Seagate.
Ma la vera batosta è arrivata per la mela. Il giudice, infatti, non ha potuto accogliere l’istanza di blocco delle vendite dei 21 prodotti Samsung come richiesto a gran voce da Cupertino. Apple, ha spiegato nelle motivazioni alla decisione, non ha subìto alcun danno dall’operato di Samsung:
Nonostante i telefoni abbiano caratteristiche che richiamano ai brevetti violati, contengono un numero molto maggiore di caratteristiche comuni cui i consumatori non potrebbero avere accesso se li mettessimo al bando. […] In breve, limitatamente al fatto che Apple è stata capace di trovare nella condotta illegale di Samsung la causa dei danni subìti […], occorre sottolineare che Apple non ha dimostrato a sufficienza la necessità di un’ingiunzione. Per questa ragione, la mozione dell’ingiunzione permanente richiesto da Apple è negata.
Una bella doccia fredda per entrambe, insomma, e uno stallo che durerà fino al prossimo colpo di scena. Lo scorso ottobre, una Corte federale di appello aveva sollevato Samsung dal blocco delle vendite del suo Galaxy Nexus negli USA imposto qualche mese prima -ironia della sorte- proprio dal giudice Koh e con motivazioni simili a quelle attuali. In buona sostanza, non era riuscita a dimostrare che i danni causati dalla presunta violazione fossero irreparabili, e che quindi esistesse la necessità di un blocco alle vendite. Uno a uno, palla al centro.