Contrariamente agli spettacoli indecorosi (tutti rigorosamente “all’insaputa” del diretto interessato) che ci propina ogni giorno la nostra classe dirigente e politica, Apple ha deciso di voler andare avanti nel processo per il presunto cartello sui prezzi degli eBook. Una scelta che le fa onore, nata dalla volontà di dimostrare la propria innocenza anche nelle sedi opportune, oltre che coi proclami.
Lo spiega Daniel Floyd, legale per la mela, parlando al giudice Denise Cote:
“Sostanzialmente, vorremmo che il processo fosse deciso entrando nei meriti. Crediamo che il processo aperto nei nostri confronti non sia appropriato e vorremmo dimostrarlo.”
In realtà, oltre al nobile intento, c’è almeno un’altra ragione per cui a Cupertino conviene andare avanti. Il fatto è che tre dei cinque editori coinvolti hanno preferito evitare le incertezze d’un procedimento legale optando per un accordo extragiudiziale; se passasse questa linea, Apple sarebbe costretta a dire addio ai contratti costruiti sul cosiddetto “modello agenzia” e quindi alla clausola che impedisce di vendere altrove gli eBook a prezzi inferiori rispetto all’iBookstore. Benché apparentemente utile per gli utenti, un simile scenario rischierebbe di consegnare ad Amazon praticamente l’intero settore e di renderla monopolista di fatto; il timore di Cupertino, degli editori e dell’Associazione degli Autori è infatti che il colosso dell’e-commerce adoperi tecniche di dumping per sbarazzarsi definitivamente della concorrenza.
La prima udienza si terrà il prossimo 22 giugno, presso la Corte Distrettuale del Distretto Sud di New York.