Nella diciottesima Classifica Greenpeace dell’elettronica verde (“Greenpeace Guide to Green Electronics”), Apple perde qualche posizione per assestarsi al sesto posto. Il problema, a dire dell’associazione ambientalista, consisterebbe principalmente nella mancanza di trasparenza, ma c’è molto altro.
C’è poco da fare: Cupertino si è macchiata di “scarsa trasparenza sulle emissioni GHG” vale a dire quelle relative ai gas che provocano l’effetto serra; inoltre, non ha una “politica energetica chiara, non fornisce informazioni aggiuntive sulla gestione degli agenti chimici tossici” e infine non spiega come tratta il riciclaggio post-consumer della plastica. Per questa ragione, GreenPeace l’ha fatta retrocedere d’ufficio:
Apple riceve voti non pieni per le Sustainable Operations (Operazioni Sostenibili, n.d.T.). Non raggiunge quindi punteggi alti sui criteri degli e-scarti, e perde punti per l’assenza di un robusto programma di ritiro in India. Tuttavia, continua a guadagnare punti per il suo programma di ritiro dell’usato mondiale, con un tasso globale di riciclaggio nel 2010 che ha centrato e superato l’obiettivo del 70% […], un livello che certamente verrà mantenuto fino a tutto il 2015. Assieme ad HP, Apple è campionessa per quanto concerne le politiche e le pratiche riguardo i cosiddetti conflict minerals (cioè i minerali sporchi di sangue estratti in paesi in cui vengono sistematicamente violati i basilari diritti umani, n.d.T.), ma resta notevolmente indietro nello sviluppo di una politica di approvvigionamento delle materie prime che escluda fornitori legati alla deforestazione o al trasporto illegale di tronchi.
A questa pagina trovate la relazione per intero, con tanto di grafici, raffronto con gli altri produttori e un PDF di sintesi con tutti i dati raccolti da GreenPeace. Qui sotto, invece, il grafico completo con le eccellenze e le pecche di Cupertino.