È apparso su Wired un interessante articolo di Leander Kahney relativo alla famosa vicenda giudiziaria di Apple sulla fuga di informazioni relativa al prodotto “Asteroid”.
La vicenda è nota: Apple aveva denunciato due siti web che avevano “svelato” l’esistenza di un nuovo prodotto a cui Apple stava lavorando con nome in codice “Asteroid”.
Secondo quanto riportato da Kahney, un ex-programmatore della Apple con cui lui è in contatto gli avrebbe rilevato il convincimento che il prodotto Asteroid fosse in realtà un’invenzione di Steve Jobs, creata ad arte per individuare chi fosse tra i dipendenti Apple la gola profonda che rilasciava importanti e delicate informazioni non autorizzate all’esterno, minando di fatto la proverbiale segretezza della società di Cupertino.
Un vero e proprio “canary trap”, un trucco di spionaggio usato per trovare l’autore di fuga di notizie: fornire ad ogni persona sospetta una parte leggermente differente di informazioni, per poi individuare così l’autore della soffiata…
Il programmatore sostiene che Asteroid non verrà mai alla luce, “Non lo avrebbero mai fatto con un prodotto reale. Ci sono troppi i particolari e troppe informazioni fuoriuscite fuori… La prova è che il prodotto non è mai uscito ed non sembra in procinto di uscire”.
Kahney riporta nel suo articolo come recentemente sembra sia diventata convinzione comune che Jobs utilizzi questo tipo di giochi di spionaggio. Le vicende recenti circa le tattiche per tener secretato l’iPhone confermano effettivamente l’esistenza di questa tipoloigia di tecniche, magari meno fantasiose di quelle riportate da Tom Clancy nei suoi romanzi (fu tra l’altro lui a coniare il termine “canary trap” in Patriot Games) per mantenere segreti i particolari dei gioielli prodotti dalla Apple; su tutti l’utilizzo di “nondisclosure agreements” e di nomi in codice.
Jobs utilizza anche un’efficace tecnica consistente nel fornire ai differenti gruppi di produzione dei prodotti soltanto le informazioni strettamente necessarie a terminare la loro quota parte di lavoro, lasciando soltanto ai membri dell’ “executive team” informazioni circa l’intero progetto. Emblematico fu in tal senso il caso dell’Ipod, il cui nome reale era conosciuto in Apple solo dal dipartimento grafico, che aveva il compito di progettare il packaging e il materiale pubblicitario; per tutti gli altri dipartimenti coinvolti nella produzione del famoso più player digitale al mondo l’Ipod era semplicemente “Dulcimer”, il suo nome in codice, così come si narra che la forma dei prototipi fosse nascosta in grandi scatole di policarbonato.
Anche lo stesso Phil Schiller ha recentemente dichiarato di non poter rivelare a moglie e figlio informazioni sui progetti a cui Apple sta lavorando, rivelazione fatta in occasione della presentazione delll’iPhone e, vittima del suo metodo, lo stesso Jobs quando portò a casa un Ipod Hi-Fi Boombox per testarlo, lo ha coperto con un panno nero per non svelare a nessuno la sua forma reale.
Kahney conclude il suo articolo chiedendosi il perché di tanta segretezza; solo un capriccio di Jobs? Sicuramente no, una strategia lucida e precisa che permette a Steve Jobs ed alla Apple di ottenere milioni di dollari in pubblicità gratis ogni volta che annuncia un evento di presentazione di nuovi prodotti.