Gli appuntamenti con i Genius dell’Apple Store sono gratuiti per chiunque volesse un consiglio o avesse bisogno di una riparazione per il suo dispositivo Apple. Gli appuntamenti con i Genius dell’Apple Store sono gratuiti tranne a Pechino, dove una folla di bagarini prenota tutti gli incontri con settimane d’anticipo, per poi rivenderli sottobanco agli utenti Apple.
Questa pratica sembra consolidata in Cina e dà grattacapi alla gestione dell’Apple Store Pechino, oltre a colpire la pazienza degli utenti in cerca di una riparazione, però nessuno ne parlava finché Wang Bin, corrispondente del Beijing Morning News, ha pubblicato la sua storia. Per far riparare il suo iPhone 4S, Wang bin si è visto obbligato a comprare una prenotazione per un appuntamento al Genius Bar a dei rivenditori non autorizzati esterni.
Iniziamo dall’inizio. Wang Bin cerca di prenotare online un appuntamento all’Apple Store di Pechino per far riparare il suo iPhone 4S, ma scopre che tutti i Genius hanno l’agenda piena per le quattro settimane seguenti; in poche parole, impossibile far vedere il suo iPhone prima di un mese. Lo stesso accade per le riparazioni per gli iPod e gli iPad; solamente una appuntamento per un iMac è possibile. È così difficile incontrare un Genius a Pechino?
L’indagine non è durata a lungo: per stessa ammissione degli impiegati dell’Apple Store, tutti gli appuntamenti erano già stati prenotati da bagarini; stiamo parlando di 500-600 appuntamenti al giorno. Dietro indicazioni dello stesso servizio clienti dello Store, Wang Bin trova su Taobao (sito web cinese di online shopping, simile a eBay o Amazon) che un appuntamento col Genius costa da 1€ a 5€. Wang Bin compra quindi una prenotazione per il giorno successivo e gli viene recapitato un nome e un’email con i quali può presentarsi all’Apple Store. Tutta la transazione è molto efficiente, tant’è che molti utenti hanno paradossalmente dato un giudizio positivo al rivenditore sulla piattaforma online.
Recatosi all’Apple Store, Wang Bin vuole saperne di più ed interroga gli impiegati. Gli viene risposto che, dati i ritmi e l’elevato numero di prenotazioni, è difficile controllare l’identità di ogni cliente. Senza nessun costo per l’appuntamento con il Genius, i bagarini si scatenano ed arraffano tutte le prenotazioni possibili, per poi rivenderle su questo mercato secondario. La pratica è anche generalmente accettata, da un lato perché l’utente Apple è considerato “ricco” in Cina e quindi può pagare le poche decine di yuan richieste, ma anche perché la prassi è molto diffusa; per esempio, al lancio dell’iPhone 4S (al quale si riferisce la foto in testa al post) come di ogni altro dispositivo, le code fuori dall’Apple Store erano costituite essenzialmente da bagarini, pronti a rivendere gli iPhone sul mercato nero.
Il problema del bagarinaggio è sicuramente fastidioso per gli utenti e per Apple. L’azienda di Cupertino, contattata da Wang Bin, non ha rilasciato commenti ufficiali, però sicuramente soffre del danno all’immagine che questa prassi comporta. Forse la rivendita degli appuntamenti al Genius Bar non è un problema maggiore per Apple, ma sicuramente merita di essere portato all’attenzione di Tim Cook, in visita in Cina proprio in questi giorni.