Apple Watch è innovativo sotto tanti aspetti; ad esempio, è infarcito di sensori che controllano lo stato di salute e le attività dell’utente, e poi arriva sul mercato con oltre 3.000 app di terze parti, e scusate se è poco. D’altro canto, non rappresenta una novità assoluta: nell’immaginario collettivo, nella fantascienza e al cinema saranno almeno 60 anni che vediamo gingilli di computing e comunicazione al polso di questo o quel personaggio; ma anche nella realtà, qualche produttore ha davvero tentato di lanciare dispositivi di questo tipo, integrando chip e funzionalità avanzate. Nessuno, però, ha avuto il successo dell’orologio di Cupertino.
In Dick Tracy, negli anni ’60, l’orologio serviva come dispositivo di comunicazione bidirezionale, e lo stesso avveniva negli anni ’80 con l’Ispettore Gadget, e negli anni ’90 con Men in Black.
Al di là della finzione cinematografica, tuttavia, nel corso della storia dell’informatica esistono esperimenti molto interessanti che tuttavia non hanno avuto alcun seguito. In Cina, per esempio, esistevano degli orologi Walkie-talkie dotati di antenna retrattile, e che dire del Data Bank di Casio? un orologio digitale degli anni 80 che includeva agenda (fino a un massimo di 50 contatti) e calcolatrice.
Casio non si è fermata lì; nel 1989 lanciò un orologio che mostrava le previsioni del tempo, e nel 2000 integrò un lettore MP3 dentro ad uno dei suoi orologi, mentre negli anni ’90 Nintendo lanciò dispositivi da polso con giochi tipo Donkey Kong o Super Mario Race.
Sono esistiti perfino orologi con GPS integrato, misuratore del battito cardiaco o fotocamera, come quelli di LG e Casio, anche se in effetti il Casio non serviva a nulla (conservava fino a 100 immagini, e permetteva di trasmetterle al computer o ad altri orologi Casio). Quello LG, invece, condensava al suo interno un intero telefono cellulare, venduto poi nel 2008 in selezionati paesi del mondo.
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