Che gli utenti iPhone differissero -e parecchio- da quelli Android ce lo avevano già rivelato interessanti ricerche di mercato e altre un po’ meno interessanti. E infatti, secondo i dati raccolti da Horace Dediu di Asymco, i telefoni iOS battono tutti in termini di uso dei servizi dati soprattutto a pagamento, mentre Android resta incredibilmente indietro nonostante un marketshare complessivamente più grande.
L’analisi, basata su fonti del calibro di ComScore, Boingo, GoGo e Millenial Media, dimostra che tra i due gruppi esistono differenze sostanziali derivate direttamente dalla filosofia alla base delle piattaforme; il che permette anche di comprendere meglio la loro futura evoluzione.
E’ chiaro infatti che mediamente gli utenti Android non amano mettere mano al portafogli per le app e in generale per gli acquisti online; anzi, a quanto pare hanno una evidente avversione per i servizi WiFi in volo e per le loro tariffe mentre dall’altra parte della barricata si spende e spande con maggiore leggerezza. Una tendenza che, unita alle statistiche sulle impressioni pubblicitarie, ci fornisce un’altra peculiarità: se infatti iPhone col suo market share medio produce una quantità d’ad impression medio-basse, Android col suo market share maggiore ne produce molte di più. Ciò in altre parole suggerisce che gli amanti dell’OS di Google preferiscano tollerare il bombardamento pubblicitario piuttosto che acquistare i servizi. C’è comunque da dire che su Android le metodologie di pagamento non sono affatto chiare e omogenee come nell’ecosistema iTunes, e ciò potrebbe fungere da poderoso deterrente per una discreta porzione d’utenza.
In ogni caso, ad iPhone ed Android va ascritto il merito d’aver fatto la storia soprattutto in termini di monetizzazione post-vendita; qualcosa che gli stessi Blackberry e Symbian, smartphone di un certo successo fino a qualche anno fa, neppure si sognavano:
Un alto tasso di possesso senza partecipazione economica, afferma Dediu, implica che un prodotto non sta facendo bene il suo lavoro […]. Ciò che Google dovrà fare per correggere il tiro, ammesso che percepisca la cosa come un problema, resta tutto da vedere.