Bob Borchers, ex ingegnere addetto al marketing di prodotto per iPhone e faccia conosciuta per via di alcuni “tour guidati”, racconta diversi aneddoti su Apple agli studenti di una scuola californiana. L’argomento principe è la creatività, ma non mancano i retroscena e le curiosità per il resto di noi.
Parlando dell’iPhone originale, Borchers narra che Steve Jobs ispirava gli ingegneri chiedendo di creare “il primo telefono di cui la gente si sarebbe innamorata”; un prodotto che avrebbe rivoluzionato il mondo della telefonia mobile e che avrebbe consentito di “portarsi in tasca tutta Internet”, il che non era affatto un concetto scontato soprattutto a quei tempi. Il ruolo del suo team -non dissimile da quello del “direttore d’orchestra”- consisteva nel decidere ciò che occorreva sviluppare e cosa invece era meglio lasciare indietro, e coordinare gli altri gruppi di conseguenza.
Il trucco è sempre lo stesso: volontà di rompere le regole, attenzione ai particolari e il vecchio mantra del “think different,” necessario soprattutto quando si invade campi già pesantemente colonizzati da altri come nel caso di lettori multimediali e dei telefoni. Per quanto concerne l’iPhone in particolare, si è tentato di gettare fondamenta che consentissero di deliziare e sorprendere gli utenti per molti anni a venire: basti pensare alle app, al GPS, alle funzionalità video e fotografiche, all’interazione vocale. Tutte feature che non esistevano nel mandato originale ma che hanno fatto la fortuna della mela di oggi.
Trova conferma poi l’indiscrezione secondo cui da principio Apple era intenzionata ad utilizzare una schermatura in materiale plastico per proteggere l’LCD, salvo poi rendersi conto che una soluzione del genere avrebbe finito col produrre una insopportabile quantità di graffi nell’uso quotidiano. Di lì al Gorilla Glass, per volontà di Jobs, il passaggio è stato breve.
Infine, è interessante l’accenno fatto all’ossessiva attenzione per il packaging, argomento che non cessa mai di destare sorprese e aspetto cui Apple dedicherebbe “decisamente troppo tempo.” Eppure, spiega, anche questo fa parte dell’esperienza e dell’emozione che gli utenti finali ricavano portando a casa un prodotto con la mela, ed è qualcosa che trascende il prodotto e si insinua negli spazi più improbabili.
E a proposito. Ricordate il ristorante del primo spot della storia dedicato all’iPhone, quello in cui la voce guida ha voglia di calamari? Non soltanto esiste davvero -“qualunque altra società avrebbe utilizzato numeri fittizi”- ma ancora oggi nel menù propongono agli utenti il cosiddetto “iPhone Special.” Indovinato: è un piatto di calamari.