Sembrerà strano ai più ma anche in Italia, la terra dell’espresso, c’è chi ama sorseggiare lunghi e caldi caffè filtro -quelli che vedete nei film americani, per intenderci. Il consumatore di caffè americano generalmente tende a nascondere la propria passione perché, se resa nota, provoca tre tipi di reazione nell’italiano medio.
Reazione 1. “Bevi solo caffè italiano”. Il tentativo di conversione all’espresso utilizza solitamente toni paragonabili ai consigli autarchici del ventennio. Come, poi, se il caffè dell’espresso fosse prodotto in Italia.
Reazione 2. “Quella è solo acqua sporca”. Chissà perché, l’appellativo di “acqua sporca” si applica al solo caffè americano e non al tè -pare che nemmeno in Italia si beva concentrato in una tazzina- o ad altre tisane.
Reazione 3. “È solo un espresso con l’aggiunta di acqua calda”. Il tentativo di conversione, in questo caso sfrutta la leva di chi confonde il caffè filtro con la brodaglia allungata che molti baristi italiani rifilano ai turisti anglosassoni.
Ora che è assodato che in Italia c’è anche chi beve il caffè filtro e ora che avete capito perché non lo grida in piazza, vi confesso di far parte di questo gruppo nascosto nelle case del bel paese anche se -e lo aggiungo per non perdere l’ultimo lettore purista che mi è rimasto- non disdegno il piacere di un buon espresso al bar.
Fatto sta che un bel pomeriggio di gennaio, una tazza di caffè filtro con latte si trovava accanto al MacBook Pro sulla mia scrivania e che, nel tentativo di prenderla continuando a guardare lo schermo, la suddetta tazza sia caduta sul Mac versando tutto il suo bollente contenuto sulla tastiera (da parte a parte).
In casi di emergenza come questo si può reagire o scappare facendo finta che non sia successo nulla. Pur tentato dalla seconda opzione, ho preso la prima strada cercando di capire cosa fare in quei pochi attimi di sbigottimento che seguono un disastro di questa portata.
La prima cosa che mi è venuta in mente è stata di alzare il MacBook Pro sopra la mia testa con la tastiera rivolta verso il basso. Mentre venivo travolto da una pioggia di caffè ho trovato il tasto di spegnimento e l’ho tenuto premuto per dei lunghissimi 3-4 secondi prima che si spegnesse.
A questo punto mi sono trovato tra le mani un computer grondante caffè perfino dall’ingresso del lettore ottico. Tenendo sempre la tastiera verso il basso, sono riuscito a svitare le viti del bottom case e cioè ho aperto il Mac togliendo il pannello di alluminio posteriore.
La vista che mi sono ritrovato davanti è stata sconfortante: il caffè aveva attraversato tutto il Mac, scheda madre compresa, bagnando batteria, hard-disk e qualsiasi altro componente interno.
Con una salvietta imbevuta di alcol puro (non denaturato), ho iniziato la rimozione del caffè dalle parti visibili e dal lato anteriore. Dopo un’accurata pulizia ho preso l’asciugacapelli (non fatelo mai) e ho iniziato ad asciugare a temperature che, come ho scoperto successivamente, sono in grado di deformare i tasti e di danneggiare la componentistica interna.
Ad un’ora e mezza dal disastro, ho tentato una prima accensione. Schermata grigia, logo Apple, boing e caricamento di OS X. Tutto sembrava confermare che avevo evitato il peggio. Alla schermata di Login la doccia fredda: i colori erano falsati e la grafica sembrava quella di vent’anni fa.
La perdita della scheda video faceva parte del peggiore scenario possibile e cioè quello della sostituzione della scheda logica con costi superiori ai 600€. La scheda video dei MacBook Pro è infatti saldata alla scheda madre insieme al processore e questo piccolo particolare fa levitare alle stelle anche i costi di una sostituzione fatta in casa.
A quel punto, ho deciso di spegnere il MacBook Pro e di andare all’università con penna e quaderno. Tornando a casa quattro ore dopo ho provato a riaccendere il Mac e il problema alla scheda video era scomparso.
A distanza di una settimana, il trackpad ogni tanto non prende i clic fisici ma tutto il resto funziona perfettamente, lettore DVD compreso. Cos’ho imparato da questo disastro? Adesso potrei scrivere un tutorial su come fare profumare di caffè un MacBook Pro ma la vera morale della storia è mai più caffè alla scrivania.
- p.s.: Questo racconto è stato scritto sorseggiando caffè americano alla scrivania.
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