Dopo l’intervento del Garante per la Privacy italiano, OpenAI ha bloccato l’accesso a ChatGPT agli utenti del nostro paese. Ma a quanto pare questo provvedimento non è bastato, e molti si sono attrezzati per eluderlo. Chi con app e servizi alternativi , e chi invece con una VPN: ma attenzione ai rischi per privacy e sicurezza.
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Gli Italiani Vogliono ChatGPT
Nel giorno del primo incontro formale tra il Garante della privacy e OpenAI, Mira Murati, Chief Technology Officer della società californiana, ha dichiarato che la decisione dell’autorità italiana è stata una sorpresa. A suo dire, infatti, non soltanto ChatGPT opererebbe in modo conforme alla GDPR europea, ma gli utenti italiani bramano di accedere nuovamente al servizio.
“Stiamo lavorando con il Garante per cercare di risolvere questa situazione il più rapidamente possibile” ha dichiarato Murati. “Speriamo di avere presto buone notizie. Ma prima della decisione non c’è stato dialogo, quindi è stata una sorpresa per noi. Ripeto: rispettiamo le norme europee, ma siamo aperti a trovare soluzioni che rispondano alle preoccupazioni.”
La speranza è di ridare ai nostri connazionali tutte le feature di ChatGPT al più presto.
I Timori degli Altri Paesi
Solo poche settimane fa, Elon Musk e molti esperti del settore hanno chiesto formalmente ai governi di fermare lo sviluppo delle intelligenze artificiali per almeno sei mesi, così da dare tempo al legislatore di imprimere una direzione etica allo sviluppo. Lasso di tempo che potrebbe perfino non essere sufficiente, visto che l’addestramento per rendere sicuro GPT-4 ha richiesto ben più di sei mesi, e allo stato attuale lo sviluppo di GPT-5 non è ancora iniziato.
Dopo il la del Garante italiano, tuttavia, anche Canada, Germania, Francia e Irlanda hanno messo sotto al microscopio le pratiche di gestione privacy di OpenAI.
In Canada, per esempio, l’Office of the Privacy Commissioner ha aperto un fascicolo su OpenAI in risposta a una “denuncia relativa alla raccolta, all’uso e alla divulgazione di informazioni personali senza consenso” con l’intento di “stare al passo con i rapidi progressi tecnologici.”
E mentre l’Europol ammonisce dei rischi di frode e altri crimini informatici collegati con le chatbot conversazionali, le omologhe francesi e irlandesi del nostro Garante hanno contattato le autorità italiane per aggiornarsi sui motivi della disputa. E la Germania sta pensando di seguire l’Italia e bloccare ChatGPT per ragioni analoghe.
Insomma, nonostante le vibrate proteste degli utenti, abbiamo fatto da apripista, portando alla luce preoccupazioni che evidentemente esistono sul serio.
Boom di VPN
Il blocco di ChatGPT avviene attraverso il riconoscimento degli IP; per cui, basta poco per ingannare il sistema, ad esempio utilizzando una VPN.
Una VPN (Virtual Private Network) è un sistema che permette di creare una connessione sicura tra il tuo dispositivo (ad esempio il tuo computer o il tuo smartphone) e Internet. In pratica, crea un tunnel crittografato che protegge i tuoi dati e la tua privacy, impedendo a terze parti di spiare la tua attività online. È uno dei trucchi più vecchi del mondo per accedere a contenuti che altrimenti potrebbero essere censurati o bloccati nella tua posizione geografica, poiché ti fa apparire come se fossi connesso da un’altra parte del mondo.
Ma attenzione. Non è la panacea assoluta, né un mezzo che crea anonimato; in più non è esente da rischi. Una VPN infatti aggiunge un intermediario tra noi e i server che visitiamo su cui passa tutto il nostro traffico, e tutte le nostre attività online. Ecco perché diventa fondamentale scegliere un provider decente, degno di fiducia, e dalle adeguate politiche di trasparenza e affidabilità.
Detto per inciso: una anonima VPN gratuita trovata su Google non è probabilmente un buon provider.
Una VPN non rende anonimi, e di sicuro non protegge dalle conseguenze di atti illeciti o da una denuncia se insulti qualcuno sui social network. E usarla per sfuggire a limitazioni contrattuali, legali o etiche costituisce anche un problema di natura giuridica più ampia. E intendiamoci: usare una VPN quando ci si collega col WiFi gratuito in aeroporto, in hotel, al centro commerciale o al ristorante è altamente consigliabile. Ma usarla per eludere il blocco del Garante forse non è una buona idea, soprattutto perché -come detto- esistono alternative nettamente superiori.
Rischi di una VPN Non Sicura
L’utilizzo di una VPN non sicura può comportare diversi rischi per la privacy e la sicurezza dei dati dell’utente:
- Vulnerabilità della crittografia: Una VPN non sicura potrebbe utilizzare una crittografia debole o essere configurata in modo errato, rendendo le tue informazioni sensibili vulnerabili agli attacchi informatici.
- Registrazione dei dati dell’utente: Alcuni servizi malevoli potrebbero registrare e condividere i dati dell’utente con terze parti, come inserzionisti o agenzie di intelligence.
- Malware e virus: Una VPN non sicura potrebbe essere utilizzata come vettore per la diffusione di malware e virus.
- Tracciamento delle attività online: Alcuni siti potrebbero non nascondere completamente le tue attività online, consentendo a terze parti di tracciare la tua posizione e le tue attività.
Per questi motivi, è importante scegliere una VPN affidabile e sicura, con una crittografia forte e una politica di privacy chiara e trasparente. Segnaliamo ad esempio che NordVPN offre uno sconto del 63% + 3 mesi extra. E può essere utilizzata su diversi dispositivi diversi contemporaneamente, inclusa la Smart TV, la Fire TV Stick, il PC, il Mac, l’iPhone e iPad, e gli smartphone e tablet Android.
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