Class Action contro Apple: nei Mac mancano i filtri antipolvere

Apple rischia una Class Action da parte dei suoi utenti. L'accusa è di non aver previsto filtri antipolvere in iMac e MacBook, causando danni e cali di prestazioni.
Class Action contro Apple: nei Mac mancano i filtri antipolvere
Apple rischia una Class Action da parte dei suoi utenti. L'accusa è di non aver previsto filtri antipolvere in iMac e MacBook, causando danni e cali di prestazioni.

Dopo il deferimento alla Corte Suprema per presunte tattiche monopolistiche, Apple ora rischia grosso per una nuova Class Action. A quanto pare, l’assenza di filtri per la polvere in fissi e portatili provocherebbe a lungo andare infiltrazioni nel display, prestazioni ridotte e in qualche caso problemi hardware completamente evitabili.

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La causa è seguito da Hagens Berman, lo stesso studio che ha portato alla ribalta la questione degli iPhone rallentati a batteria logora; una questioncina che è costata parecchio, in termini di immagine, e che ha portato alla promozione sulla sostituzione della batteria di iPhone a 29€.

Secondo l’accusa, gli iMac e i MacBook prodotti dopo il 2013 difetterebbero di filtri che impediscano alla polvere di entrare e accumularsi su circuiteria e ventole, o peggio di infilarsi tra tra il vetro e il display, creando macchie nere. Ma il vero problema è il rischio di surriscaldamento:

I possessori di iMac e MacBook riferiscono macchie e sbavature scure nell’interno degli schermi dei loro computer desktop, oltreché eccessiva lentezza e il danneggiamento dei loro computer a causa della mancanza di filtri nei computer Apple. Il computer attinge aria fresca dall’esterno e la convoglia ai suoi componenti, ma senza filtri, la polvere resta intrappolata. Ciò ha effetti sullo schermo e sulla scheda logica, portando a polvere incastrata sotto lo schermo o impastata sulla scheda logica, causando rallentamenti o surriscaldamento.

E poiché Apple si “rifiuta di riconoscere il difetto” e anzi “costringe gli utenti a esborsi di 500$ e più per la riparazione”, gli utenti si vedono costretti a ricorrere in giudizio. Con quali esiti, lo scopriremo nelle prossime settimane.

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