Dopo lo scandalo Cambridge Analytica che ha investito Facebook e che ha portato alla profilazione di oltre 50 milioni di elettori durante le ultime presidenziali, Tim Cook si è lasciato andare a qualche impressione sull’argomento. In una intervista per MSNBC, gli è stato chiesto cosa farebbe se si trovasse nei panni di Zuckerberg, e la risposta è stata tanto immediata quanto tranchant: “Cosa farei?” ha dichiarato l’iCEO. “Non sarei in una situazione simile.”
“Noi,” ha spigato,”revisioniamo il software su App Store […]. La verità è che potremmo fare una montagna di denaro se i nostri clienti fossero il nostro prodotto [come è nel caso di Facebook e Google, n.d.A.], ma abbiamo deciso di non farlo. […] Non faremo traffico della vostra vita personale, penso che sia un’invasione della privacy, e la privacy è un diritto umano, una libertà civile. […] Se fossi in voi, non farei affari con società che si comportano così.” La conclusione, ad una situazione che considera “terribile,” è una regolamentazione del settore da parte della politica.
Parole che hanno indispettito Zuckerberg, secondo cui “la storia che se non paghi per un servizio, non è di qualità, è assolutamente denigratoria e per niente allineata alla realtà.”
Facebook, ha argomentato, è un “servizio che aiuta la gente a connettersi con chiunque nel mondo” e questo implica che c’è un sacco di gente che non si potrebbe permettere di pagare per questo servizio.” Ecco perché “l’unico modello di business razionale per raggiungere le persone è quello retto dalla pubblicità.” Ma questo “non significa che non siamo focalizzati sugli utenti […]. Noi prendiamo le nostre decisioni in base a quel che è più importante per la nostra community, e molto meno sul lato pubblicitario del business.”
Infine, la stoccatina finale, assolutamente deliziosa:
“‘Ci sono società che lavorano duramente per farti pagare di più, e altre che lavorano duramente per farti pagare meno.’ E a Facebook, il nostro impegno principale come società è di lavorare con impegno per farvi pagare meno, e fornire un servizio che chiunque possa usare.”
Dunque, chiosa Zuckerberg, “è inutile farsi venire la sindrome di Stoccolma e prendere per buone le parole di un’azienda che lavora sodo per farti pagare di più; perché pagare di più non significa ottenere un servizio migliore. È una cosa ridicola.”
Aggiornamento delle 13.27
A poche ore di distanza dalla querelle tra i due CEO, registriamo un’interessante novità che si integra con questa notizia e che fornisce qualche dettaglio interessante.
Come saprete, in Europa, le società dovranno conformarsi al cosiddetto GDPR (General Data Protection Regulation) che introduce nuove e più stringenti norme riguardo la protezione dei dati degli utenti; si avrà diritto di conoscere quali dati personali le società detengono, si potrà richiedere con celerità che vengano eliminati, e soprattutto dal 25 maggio sarà illegale inviare mail senza un esplicito consenso.
L’Unione Europea si afferma paladina della tutela della privacy, e le nuove direttive promulgate in questi giorni si pongono come il gold standard di riferimento nel settore.
Ovviamente, la normativa si applica solo agli utenti del Vecchio Continente, tant’è che qui da noi sia Apple che Facebook dovranno adeguarsi immediatamente. La differenza, tuttavia, è che Apple ha già promesso di estendere le nuove regole agli utenti di tutto il mondo, sebbene non sia tenuta a farlo; Zuckerberg, invece, ha nicchiato: negli USA “si andrà nella stessa direzione generale” ma gli utenti a stelle e strisce non godranno del nostro stesso livello di protezione.