Continua l’incessante botta e risposta tra Apple e Adobe per la solita questione di Flash su iPhone, e tutto il resto. Dopo il rinnovato contratto di licenza per l’iPhone SDK 4.0, che di fatto mette al bando una delle feature più pubblicizzate della CS5 (e dopo il non elegantissimo post di Brimelow), il CTO di Adobe Kevin Lynch si sbottona su Apple e la sua volubile politica riguardo iPhone.
Trattare con Cupertino è difficile per il semplice motivo che le regole, quando non occulte, “cambiano di continuo”, “creano eccezioni ogni volta”, perché Apple “può fare ciò che vuole, ogni volta che vuole”. E questo, ovviamente, crea problemi per chi lavora fianco a fianco alla mela.
Nell’intervista condotta da Kara Swisher di ATD, il CTO parla di “strategia protezionista”, nel senso che accettare applicazioni scritte in Flash significherebbe di fatto perdere il controllo di ciò che sale su ogni iPhone del globo (jailbreak a parte, aggiungiamo noi), e renderebbe automaticamente “esportabili” le applicazioni anche sugli smartphone della concorrenza. Ciò tuttavia, afferma Lynch, è “un danno per i consumatori”.
Per chi volesse approfondire la questione, su InnerDaemon c’è un interessante post intitolato grossomodo “Spiacente, Adobe, ti sei fregata da sola” che racconta brevemente le tragiche scelte operate da Adobe negli anni e la scarsa attenzione concessa alla piattaforma Mac. Secondo l’articolo, l’equivoco nasce per un imperdonabile errore di calcolo: nessuno in Adobe credeva che OS X avrebbe mai guadagnato spinta e mercato, e che avrebbe rappresentato una seria alternativa allo strapotere di Windows. Le cose, però, sono cambiate parecchio nel frattempo e, per carità, ci sono motivazioni strategiche e tecnologiche; ma a occhio, Steve Jobs non sembra uno che dimentica certe cose tanto facilmente.