La notizia ha causato una certa apprensione tra gli investitori; il governo Trump sta infatti per ufficializzare l’aumento dei dazi sull’export cinese, e ciò potrebbe portare ad un incremento considerevole dei prezzi di iPhone e Mac per l’utente finale. Secondo l’affidabile Ming-Chi Kuo, tuttavia, si tratta di uno scenario improbabile almeno per il momento.
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Tutto è iniziato con una serie di roboanti tweet con cui il presidente Trump ha recentemente promesso un 10% di dazi su giochi e dispositivi elettronici provenienti dal Paese di Mezzo; una sparata che ha sùbito ha messo in allarme i mercati, ma che per ora non deve preoccupare. “Apple” scrive l’analista, “assorbirà la maggior parte dei costi addizionali dovuti all’aumento delle tariffe, e i prezzi per i prodotti hardware e le previsioni di consegna per il mercato USA resteranno intatte.”
Storicamente, quando si verifica un fenomeno simile, di solito né le industrie cinesi né i colossi tipo Apple, Sony e Microsoft si fanno carico delle maggiorazioni dei costi; ma stavolta, a quanto pare, non verrà addossato tutto sul portafoglio degli utenti. In altre parole, la mela utilizzerà le proprie risorse per neutralizzare di fatto l’impatto negativo dei dazi doganali.
Un approccio diretto al problema che però non può considerarsi risolutivo; ecco perché, spiega Kuo, Tim Cook starebbe espandendo le linee di produzione al di fuori della Cina, in particolare in India e Vietnam, oltreché negli Stati Uniti. A suo dire, già nel 2020 la produzione non-cinese di iPhone, iPad e Apple Watch dovrebbe bastare al fabbisogno domestico; per quanto concerne il Mac, invece, il punto di pareggio si dovrebbe raggiungere nel 2021.
Il che tuttavia cozza con quanto riferito dall’iCEO solo pochi giorni fa, durante la presentazione degli ultimi risultati fiscali. In quell’occasione, Cook aveva esplicitamente invitato a non fidarsi dei rumors che parlano di un’uscita dal mercato cinese, e a onoro del vero, l’origine delle rivelazioni di Kuo appare un po’ nebuloso.
Vedremo in ogni caso chi aveva ragione. Anche perché una certezza esiste già: un aumento del 10% dei prezzi al dettaglio di iPhone e Mac li renderebbero inavvicinabili per un’enorme fetta di utenza; e una contrazione delle vendite, in un momento così delicato, non ci vorrebbe proprio.