Storicamente, Apple si è sempre schierata nei confronti delle minoranze e dei diritti civili in modo schietto, e spesso non solo a parole. È una filosofia ecumenica in un certo senso, che sostiene una grande verità: l’inclusione e la diversità rendono il mondo un posto migliore. E in più, aumentano innovazione e produttività, che non guasta affatto.
Quando l’Arizona tentò di far passare delle leggi discriminatorie per “ferme convinzioni religiose” nei confronti della comunità LGBT, Apple si schierò subito assieme alla società civile e ad altre multinazionali per impedire lo scempio dei diritti; e fu così che, con un salto all’indietro e triplo avvitamento carpiato, la governatrice dello stato USA fece un passo indietro con tanto di mea culpa dei repubblicani.
E non è un caso neppure che la mela abbia partecipato all’ultima parata del Pride di San Francisco con tutti i fronzoli del caso, comprese magliette, canzoni omaggio su iTunes e un video ufficiale coi dipendenti. Per l’occasione furono coniati hashtag su Twitter, pubblicate foto e lanciati messaggi dal sapore storico. Tim Cook, ad esempio, cinguettò estasiato:
Congratulazioni alle 5.000 famiglie/impiegati Apple che hanno partecipato alla parata per di oggi per il Pride. L’inclusione ispira l’innovazione.
E parliamo sempre della stessa società che aveva appoggiato i matrimoni gay, e che alla causa aveva dedicato cospicue donazioni già ai tempi di Steve Jobs. E così, quando la Corte Suprema USA dichiarò illegittimo il Defense of Marriage Act, Cupertino espresse giubilante il proprio compiacimento: “Apple,” scrissero i portavoce al tempo, “supporta fortemente l’uguaglianza nuziale e la considera un problema per i diritti civili. Plaudiamo alla Corte Suprema per la decisione presa oggi.”
Ma l’inclusione riguarda tutti, non soltanto la comunità LGBT. Per questo, in tempi recenti sul sito Apple sono state riportate le statistiche sulla Employee Diversity, da cui si evince uno scenario tutt’altro che accettabile: la maggior parte dei dipendenti della mela è costituita da maschi di carnagione bianca. Una sperequazione che non piace ai vertici e che è già oggetto di riflessione; presto, promette Tim Cook, i numero miglioreranno per riflettere con maggiore verosimiglianza il melting pot sociale degli Stati Uniti, includendo un numero maggiore di ispanici, asiatici, neri e soprattutto di donne.
È un concetto che alcuni contestano, minimizzano o fingono di non capire, il che suggerisce che c’è ancora tanto lavoro da fare. Qualunque sia la composizione etnica e culturale di una società civile, infatti, ci si aspetterebbe di ritrovare le medesime percentuali anche in microambienti come scuole, ospedali, uffici pubblici e privati.
Ecco perché, in questo frangente, non sorprende che la nuova vice presidente delle risorse umane globali di Apple Denise Young Smith -recentemente salita sull’Olimpo dei manager Apple– abbia inviato una mail a tutti i dipendenti, affrontando queste tematiche:
Team,
Tim ha lanciato un discorso che prosegue tuttora riguardo l’inclusione e la diversità in Apple. A prescindere dal nostro ruolo o dal posto che ricopriamo, è un messaggio importante e denso di significato per tutti noi, per i nostri clienti, e per quelli che considerano una carriera ad Apple. […]Alcuni di voi hanno paragonato Apple alle Nazioni Unite, descrivendo la routine quotidiana fatta di tante lingue parlate attorno a voi sul posto di lavoro, routine di cui beneficiate perché apporta al discorso diversi punti di vista globali.
Ci avete spiegato dove Apple potrebbe fare di più. Alcuni di voi affermano che i vostri team o i vostri capi potrebbero essere più inclusivi. Questo spesso si manifesta in modi subdoli: le parole che scegliamo, come assumiamo, come ci relazioniamo gli uni agli altri, […] ma possiamo imparare a conoscere meglio i modi con cui le nostre azioni condizionano gli altri.
Alcuni di voi non si sentono connessi al team quanto vorrebbero, […] e vorrebbero poter entrare in contatto diretto con tutti gli splendidi ruoli della nostra società. Sono aree su cui possiamo migliorare, e lo faremo. Dobbiamo farlo.
Riteniamo che il nostro obiettiva sia l’inclusione che ispira le nostre migliori innovazioni. Come ha detto uno di voi, la “diversità è essenziale per assicurarci che i nostri prodotti siano grandiosi per tutta l’umanità. Quando i nostri team sono diversi, creiamo prodotti evidentemente migliori per il mondo.”
Per carità, poi magari le cose non cambiano dall’oggi al domani; ma è interessante -e auspicabile- che quanto meno qualcuno ai vertici si sia posto il problema. Senza questo passaggio, infatti, le cose non potrebbero cambiare mai.