Macrovision è l’azienda produttrice dei sistemi di protezione dei contenuti digitali più diffusi (e più inefficaci) al mondo: quelli dei DVD video.
Fred Amoroso, CEO e presidente di Macrovision, ha voluto, in una pagina del sito dell’azienda, rispondere alla lettera aperta di Steve Jobs “Thoughs on Music“.
Amoroso sottolinea 4 punti di base:
Il DRM non riguarda solo la musica ma anche il video, per esempio.
Il DRM non è penalizzante per il consumatore, ma, anzi, l’abbandono del DRM farà lievitare i prezzi.
Il DRM può far crescere il mercato dei media digitali, spingendo i produttori ancora fuori dal mercato digitale ad entrarvi.
Il DRM necessita uno standard aperto e interoperabile, sebbene di difficile implementazione.
Non è scandaloso che Macrovision “tiri l’acqua al suo mulino” (chi non lo farebbe), tenendo anche conto che è parte interessata nella vicenda, e il suo CEO vuole difendere l’operato della sua società e i posti di lavoro che garantisce.
La lettera di Amoroso, tuttavia, pone in evidenza alcuni punti che meritano di essere approfonditi.
I vari sistemi di DRM fino ad ora utilizzati sono stati un sistema di controllo nell’uso dei contenuti proposti, una sorta di garanzia fornita alle (o pretesa dalle) major disco/cinematografiche per entrare nel mercato dei media digitali.
Amoroso accende un capannello d’allarme molto sensato: non è che, togliendo il DRM, le major decidano di disertare in massa, rinunciando al commercio elettronico?
Un economista direbbe sicuramente che, in regime di libero mercato, quanto sopra sarebbe un vero e proprio suicidio. E avrebbe ragione se non fosse per il fatto che le suddette major hanno in passato dimostrato di essere particolarmente inclini a fare “cartello”, fronte comune; allora il regime di concorrenza andrebbe a farsi benedire e le major se ne rimarrebbero chiuse nel loro castello dorato a osservare le evoluzioni del mercato.
Il pensiero di Amoroso, dunque, può essere riassunto in una frase: “le major hanno ancora il coltello dalla parte del manico, e tutti noi dobbiamo adeguarci ai loro voleri, altrimenti rimaniamo in braghe di tela”.
E’ brutto da ammettere, ma pare che il CEO di Macrovision abbia ragione: il mondo va sempre nella direzione più conveniente.
Ma in questo scacchiere, c’è una situazione che Amoroso non ha colto, ma che potrebbe essere determinante per gli sviluppi futuri: Steve Jobs non parla solo a nome di Apple. Oggi l’iCEO è, dopo la fusione Disney-Pixar, anche uno degli azionisti di riferimento e membro del CDA di Disney.
Il “cartello” delle major sarebbe, dunque, ragionevolmente privo di uno degli studios di maggiore peso. Sara sufficiente?
Staremo a vedere, la partita è, ad ora, apertissima…