Sta facendo molto parlare in Francia – e non solo – l’applicazione iPhone Juif ou pas Juif, che tradotta suona come Ebreo non Ebreo. Si tratta di un’app con un database di 3500 personaggi e celebrità con origini o parentele ebraiche. Perché sta facendo discutere? Perché il Licra – Ligue internationale contre le racisme et l’antisémitisme – sostiene che abbia un contenuto antisemita. In effetti per quale motivo qualcuno dovrebbe interrogare un’app e scoprire se Nicolas Sarkozy o Dominique Strauss-Kahn abbiano o meno origini giudaiche?
L’avvocato del Licra David-Olivier Kaminski ha spiegato che “ai più anziani tornerà in mente uno dei periodi più bui della nostra storia; i più giovani insorgeranno per questa schedatura etnico – religiosa” e fin qui tutto bene. Il Licra ha chiesto la rimozione dall’app store francese, prontamente avvenuta il 18 ottobre scorso, ma ora va oltre e ne chiede la rimozione dagli altri app store – dove Juif ou pas Juif è ancora disponibile – e la cancellazione in remoto dai dispositivi sui quali è già installata.
E qui le cose si complicano, e il percorso – anche giudiziario – diventa tortuoso. AFP riporta che dopo l’udienza di ieri la giudice Magali Bouvier si pronuncerà il 17 novembre, e che Apple ha smentito la possibilità che l’applicazione abbia un contenuto antisemita. Ma è strana questa vicenda: perché effettivamente il contenuto dell’applicazione è certamente discutibile, ma non è direttamente razzista o discriminatorio, mentre razzista e discriminatorio è l’uso che se ne potrebbe fare. Sempre Kaminski dice…
“i ragazzini cominceranno a inserire nel database i compagni per prenderli in giro ‘Tu sei ebreo! Adesso ti mettiamo nella lista’. ”
ma l’avvocato di Apple, Catherine Muyl ha risposto che non trova alcuna traccia di discriminazione razzista o religiosa nel contenuto dell’applicazione, e che anzi il suo creatore Johann Levy temeva che fosse percepita come troppo filoebraica. E lo stesso Levy, di origini ebraiche, ha spiegato che l’idea di base non era certamente discriminatoria, ma voleva stimolare un senso di fierezza nella comunità giudaica. Si legge qualcosa su di lui nella Jewish iPhone Community, dove è stato intervistato proprio a proposito dell’applicazione sotto accusa.
A questo punto ci sarà da aspettare il 17 novembre, e c’è qualche giorno quindi per pensare ai due temi cardine della vicenda, che a mio modo di vedere sono la libertà d’espressione e la cancellazione i remoto. Partiamo dal secondo: quanti di voi ricordano nel luglio 2009 la cancellazione in remoto dei testi di George Orwell dai Kindle? Ne scrisse Booksblog. Tendiamo spesso a dimenticarci di quanto tutto quel che scarichiamo in forma di app sia tranquillamente cancellabile a distanza – e questo vale non solo per Apple – in questo post dell’agosto 2008 si spiega delle app blacklisted, rimuovibili a distanza – ma anche per Android.
Per quel che riguarda il tema più denso, quello della libertà d’espressione, la faccenda è complicata. C’è da prendere in prestito il titolo di una rubrica della Settimana Enigmistica: se voi foste il giudice, cosa fareste nel caso dell’app Juif ou non Juif?