Seth Godin, impresario e autore statunitense, ha tentato di pubblicare su iBookstore uno dei suoi libri, ma il tomo è stato bocciato senza mezzi termini da Cupertino. Non perché contenesse ingiurie gratuite o contumelie, ma solo perché elencava qualche collegamento alla libreria di Amazon nella bibliografia.
L’articolo di PaidContent ci va giù pesante:
Ci muoviamo verso un mondo in cui esiste solo una manciata di bookstore influenti (Amazon, Apple, Nook…), e uno per volta i principi dell’accesso libero stanno scomparendo. Apple, a quanto pare, non accetterà libri con collegamenti che consentano di acquistare un libro da Amazon. Cosa assurda Sarà un errore, giusto?
Per prima cosa perché il Web, come la tua mente, funziona meglio quando è aperta. Seconda cosa, perché se le librerie virtuali iniziano a censurare i libri che adottano (ragioni di business, gusto personale etc.) allora si spalanca la porta all’eventualità che gruppi d’interesse possano bloccare i libri con cui non concordano. Dov’è la linea di demarcazione?
In realtà, al di là del facile sensazionalismo, Apple è un editore, e da che è mondo, l’editore decide cosa passa e cosa invece no. Oltretutto, non è neppure entrata nel merito delle argomentazioni: si è limitata a chiedere che non ci fossero collegamenti diretti ai negozi della concorrenza. Tutto sommato, una richiesta tra le più ragionevoli mai avanzate da Cupertino, soprattutto dopo che abbiamo assistito ad attese eterne, epurazioni da invidia applicationis ed epici accapigliamenti via mail.
In molti tuttavia sembrano concordare sulla marginalità del problema:
[…] giochiamo sul campo di Apple, che ha il diritto di riprendersi la palla ogni volta che vuole e per qualunque ragione. Ma questa ragione appare particolarmente vacua. Non è possibile che Apple sia realmente preoccupata di un collegamento in un ebook che promuove le vendite di un competitor, giusto? Senza menzionare che il libro in questione è una copia rilegata e, a meno che non mi sbagli, non mi sembra in ogni caso che iBookstore ne venda.
E in effetti, sarebbe un po’ come se Youtube rimuovesse video -perfettamente legali- per la semplice ragione che rimandano a Vimeo o come se Bing rifiutasse ogni accenno a Google Docs; un incubo in grado di frenare lo sviluppo del Web e metterne in pericolo il quieto vivere. Ma il Web è di tutti, iBookstore invece no: lì sta la fregatura.