Ora che è scoppiato il caso, in molti si stanno domandando per quale ragione Tim Cook abbia deciso di licenziare Scott Forstall da Apple, per poi tenerselo stretto stretto come consigliere. In realtà, contrariamente alle apparenze, si tratta di una mossa estremamente razionale e avveduta: evita che una delle menti più brillanti di Cupertino finisca in mano alla concorrenza.
Diciamo la verità; dopo il malcontento creato da John Browett negli Apple Store a causa delle sue nuove politiche strizza-dollaro, un licenziamento non soltanto appare comprensibile ma perfino auspicabile. Dopotutto, Browett è stato posto alla vice-presidenza del retail con la mela meno di un anno fa, e oggettivamente non ha avuto neppure il tempo fisiologico per trasformarsi in una figura insostituibile. Quindi tanto di guadagnato.
Ben diverso il discorso di Forstall, cui invece dobbiamo intuizioni del calibro di iPad, iPhone ed iOS. L’anno scorso era al secondo posto della top100 degli uomini più creativi d’America, e più di un analista lo considerava già in lizza per il ruolo di CEO. Poi la doccia fredda. Non si è voluto assumere la responsabilità dello storico flop delle mappe di iOS 6, e i manager hanno colto la palla al balzo per liquidarlo per sempre.
E in effetti qualcosa dovevamo già intuirla quando, all’evento iPad mini, abbiamo visto Forstall seduto tra il pubblico e non ritto sul palco come da tradizione a mostrare le novità software. Così ora, Tim Cook lo vuole come consigliere per tenerlo a bada durante i travagliati mesi di transizione che seguiranno:
I dettagli sulla dipartita di Forstall da Apple non saranno resi noti fino a quando Apple non depositerà la documentazione presso la SEC; ma questo suo nuovo ruolo in qualità di consulente di Tim Cook è tutta una montatura per tenerlo lontano dal mercato del lavoro.
È grosso modo quanto visto con Tony Fadell, il “padre dell’iPod.” Subito dopo le sue dimissioni, nel 2006, restò poi per tutto l’anno successivo come consulente personale di Steve Jobs, pagato a peso d’oro per starsene buono. Qualche anno dopo ha poi fondato Nest, una delle startup più interessanti del momento, nota per il famoso termostato intelligente WIFi.
Onestamente, appare curioso che Apple -visti certi prodromi– non l’abbia blindato con un contratto vincolante, ma d’altro canto in California vige una severa legge che impedisce le cosiddette “Non-compete clause” ovvero gli accordi contro la riallocazione delle professionalità nel mercato del lavoro. E poi, c’è da scommettere che a una personalità forte (per non dire difficile) come quella di Forstall, progetti e idee per il futuro sicuramente non mancheranno.
Chissà se fonderà una nuova start-up o se invece verrà riassorbito da altri giganti come Microsoft, presso cui lavora già il fratello, o Google o chissà ancora che altro. Una certezza ce l’abbiamo, però: le implicazioni della cosa saranno grosse, ramificate e dagli esiti tutt’altro che prevedibili. Per Apple e per noi utenti.