Nel tentativo ufficiale di migliorare un po’ le condizioni di lavoro e i salari degli operai, e magari di ridurre anche le critiche, Foxconn sta gradualmente introducendo migliaia di cosiddetti Foxbot, ovvero robot assemblatori. Migliaia di unità presto sostituiranno altrettanti operai in carne ed ossa.
Non è una novità totale. Sono anni che si parla della cosa, e in tempi recenti il piede sull’acceleratore dell’innovazione si è fatto più pesante. Dopotutto, tra polemiche, rivolte e suicidi, l’aria che si respira negli impianti Foxconn è asfittica e preoccupante. Ecco perché il management della società si è deciso ad investire in produttività e combattere così i costi della manodopera, che si fa sempre più onerosa.
I primi 10.000 Foxbot sono già stati consegnati in almeno un impianto, ma altri 20.000 seguiranno a breve; e ogni unità ha un costo individuale compreso tra i 20.000 e i 25.000$ l’uno, ovvero l’equivalente di tre anni di stipendi per un lavoratore medio presso Foxconn. Sfortunatamente, non si sa molto più di questo, anche perché i robot vengono prodotti internamente e non da società terze: il che significa niente specifiche tecniche né indiscrezioni aggiuntive.
Sappiamo però che i robot, per il momento, non possono ancora sostituire la mano d’opera specializzata a basso costo, per la semplice ragione che una catena interamente automatizzata è estremamente costosa e tecnicamente complicata da realizzare, senza contare che non disporrebbe della flessibilità adatta per venire incontro alle volubili esigenze di Cupertino. Lo spiega, in altri termini, Singularity Hub:
I FoxBot che sono stati installati sono progettati per semplici azioni ripetitive e precise (sollevamento, selezione, piazzamento), comuni ai robot di questo tipo. E in effetti, se parliamo di fabbriche automatizzate, i robot che possono praticare questo tipo di compiti non rappresentano una novità assoluta; basta uno sguardo alla foto del robot per rendersi conto che non si tratta evidentemente di una macchina semplice, quanto piuttosto di un braccio robotico simile a quelli delle linee d’assemblaggio nell’industria automobilistica.
Il futuro quindi è segnato, perché quella dei robot è tutt’altro che una moda passeggera. E dispiace per gli operai cinesi che da manodopera sfruttata e priva di tutele diventano direttamente ex-manodopera licenziata. E parliamo di numeri giganteschi: Foxconn, solo in Cina, dà lavoro a 1,2 milioni di cittadini.