Un inventore neozelandese è riuscito laddove Samsung ha fallito: battere definitivamente Apple in tribunale. Scherzi a parte, registriamo la notizia secondo la quale l’azienda di Cupertino si è vista respingere l’accusa di violazione di marchio registrato, mossa da Apple nei confronti dell’inventore Hayden Crowther.
Al centro della disputa, il nome driPhone, a dire di Apple troppo simile a quello del suo iPhone: in questo caso, non si tratta di un telefono, ma di uno speciale case per mantenere asciutto il proprio smartphone anche in caso d’immersione in acqua.
Nulla che in realtà possa preoccupare Apple, visto che come lo definisce Forbes si tratta di un piccolo prodotto in una piccola nazione, ma suscita sicuramente curiosità la volontà di Apple di preservare in ogni sede l’unicità del proprio marchio, arrivando anche a risarcire la controparte delle spese legali. Più importante, per Tim Worstall, adottare il “metodo Bic”:
“Mantenere un marchio registrato vuol dire dimostrare anche di proteggerlo con questi tentativi. È questo che ci porta alle lettere di Bic apparse nei giornali per decenni. Alcuni, per errore, pensano che “bic” sia un nome generico per una penna a sfera, quando in realtà è un marchio registrato, “Bic”, che individua una specifica tipologia di penna a sfera.
Per proteggere questo marchio registrato, la società proprietaria di “Bic” (Société Bic) scrive continuamente ai giornali in cui viene usato “bic” come generico. È solo continuando a rimarcare la differenza tra marchio e generico che si può mantenere il primo.”
La parola driPhone, del resto, ha un’innegabile somiglianza con iPhone. Ma ancora di più è evidente l’analogia tra il prefisso dri e la parola inglese per dire asciutto: dry.