C’era da aspettarselo che, così com’era, non sarebbe andato giù a molti. Parliamo del controverso accordo di licenza da accettare al momento dell’installazione di Google Chrome, il veloce browser nato sotto l’ala di Mountain View, che ora subisce tagli e modifiche in seguito al polverone sollevato in Rete sulla questione della privacy.
Ieri da Google è arrivato l’annuncio che una sezione dell’accordo di licenza end-user – la spinosa 11.1 – sarebbe stata totalmente epurata dall’originale. In sostanza, come sottolineato da The Register, si concedeva a Google il diritto di usare qualunque contenuto caricato tramite il browser senza che fosse pagato un centesimo. Il testo parlava della concessione a Google di una:
licenza perpetua, irrevocabile, globale, gratuita e non-esclusiva di riprodurre adattare, modificare, tradurre, pubblicare e distribuire qualsiasi contenuto che sia inviato o mostrato mediante il browser.
Rebecca Ward, senior product counsel per Chrome, ha spiegato che, nel tentativo di mantenere le cose semplici per gli utenti, spesso vengono usati termini legali che mal si adattano – o non si adattano affatto – al prodotto cui si riferiscono; per questi motivi a Mountain View sono al lavoro per cambiare le parti che hanno generato confusione e malcontento. Ovviamente, aggiunge, qualunque modifica sarà da intendersi retroattiva per tutti gli utenti che hanno già scaricato e installato il software.
Nel frattempo, anche se è evidentemente troppo presto per parlare di successo, NetApplications fa sapere che nella sola giornata di ieri, la percentuale di diffusione di Chrome ha toccato l’invidiabile quota dell’1.48% verso mezzogiorno, per poi stabilizzarsi all’1% circa.
Non male per un prodotto neonato, incompleto e ancora in stato di beta.
[Via Macworld]