E’ stata un po’ una doccia fredda per molti, la notizia che HP abbia ufficialmente cessato di produrre hardware WebOS, e così dell’iniziale entusiasmo a posteriori dell’acquisizione di Palm non è rimasto che un senso di amarezza diffuso, quasi modesto. Un portavoce di HP fa rassicura utenti e azionisti che WebOS è tutt’altro che passato a miglior vita; anzi, dice, presto approderà in licenza sui prodotti di terze parti. Ma l’impressione è che le cose vadano parecchio peggio di come ce le raccontano.
Con l’elenco dei passi falsi di HP riguardo a WebOS si potrebbe riempire diversi post. Poca oculatezza con gli investimenti nella WebOS Global Business Unit (GBU), hardware datato e scarsamente competitivo, frammentazione dell’OS (attualmente ne contiamo 8 varianti), niente major update per l’hardware meno recente, incapacità di attrarre partner prestigiosi nel suo app store, il tutto condito da una roadmap di sviluppo nient’affatto convincente: in un periodo in cui la concorrenza di Apple arranca, si tratta probabilmente di errori senza ritorno.
Non sorprende quindi che ora, per smaltire le giacenze del TouchPad nei magazzini dei rivenditori, siano stati raggranellati 100 milioni di dollari, prelevati direttamente dalle tasche dagli azionisti. E per capire la gravità della situazione, basti pensare che sui 240.000 tablet consegnati a BestBuy, ne sono stati commercializzati appena 25.000. Un fiasco colossale che arriva proprio a ridosso dell’annuncio del distaccamento -o della vendita- della sezione Consumer PC business di HP e dell’acquisizione da 10 miliardi di dollari del gigante del software Autonomy Corporation.
Durante l’ultima presentazione dei risultati fiscali, il vice presidente della GBU DeWitt si è affannato a rassicurare tutti, con una nota dolente:
Non stiamo abbandonando WebOS. […] Ma chiaramente non abbiamo tutte le risposte oggi.
E anche se, in linea di massima, è vero che WebOS può potenzialmente funzionare sull’hardware di qualunque produttore, nessun riferimento esplicito è stato fatto a potenziali partner. Va’ a sapere per quali ragioni questi ultimi dovrebbero preferire WebOS al gratuito Android; di certo stiamo assistendo ad una brusca virata -per non dire dietrofront- rispetto alle rassicuranti dichiarazioni di neppure un mese fa.
Dal punto di vista dell’utenza Apple, apparentemente non cambia nulla, ma in realtà ci rimettiamo un po’ tutti. WebOS possedeva poderose potenzialità per fronteggiare iOS con fierezza: è l’eroe gagliardo di un romanzo scritto da autori con le idee poco chiare, un eroe irrimediabilmente in ritardo. Non è mai detta l’ultima parola, per carità, ma è evidente che questo gioco del passaggio di mano non farà altro che affossare ulteriormente un Sistema Operativo meritevole di ben altro destino.