Drew Houston, il CEO di Dropbox, ha spiegato sul palco del Mobile World Congress di Barcellona le proprie preoccupazioni riguardo alla chiusura delle piattaforme Cloud sui dispositivi mobili. E come esempio negativo, ha esplicitamente citato Apple e il suo iCloud.
La critica non sarà del tutto disinteressata, ma l’impianto logico su cui poggia risulta decisamente ragionevole. Dropbox, spiega Houston, gestisce ogni giorno oltre un miliardo di file, e connette non meno mezzo milione di dispositivi estremamente eterogenei tra loro per dotazione hardware e soprattutto software. Il fatto è che il mercato, per come si è configurato, pone delle “bizzarre limitazioni” agli utenti con l’unico scopo di blindarli in un ecosistema e svantaggiare la concorrenza. E cita l’esempio di iOS ed Android, impossibilitati a condividere tra loro musica e file in modo semplice, magari attraverso iCloud. “Nella Caffetteria Apple” aggiunge scherzando, “non ci sarà mai un ingegnere che dirà ‘hey, ho creato una versione Android di iCloud’.” E questo è deleterio per tutti noi:
“Non ci si dovrebbe preoccupare del logo posto sulla scocca del telefono o del computer: dovrebbe semplicemente funzionare con tutto quel che possiedi. È questa la tipologia di limitazione che vogliamo contribuire a far sparire.”
I grandi produttori di Smartphone sono preoccupati che un’apertura su questo fronte rischierebbe di rendere più facile lo switch di piattaforma, ma non è necessariamente questo il caso. E cita l’esempio di Samsung, con cui Dropbox ha una partnership in corso:
All’inizio c’è voluto un po’ perché volevano costruire i propri servizi Cloud. Se Dropbox è presente su ogni piattaforma, si domandavano, come avrebbero differenziato il prodotto?
Ma alla fine l’hanno lanciato e la gente se ne è innamorata. La differenziazione stava nel modo in cui hanno integrato Dropbox all’interno delle esperienze chiave del telefono, restituendo un’esperienza integrata e senza soluzione di continuità.
Probabilmente corretto, ma qualche dubbio resta. Perché sarà pur vero che Steve Jobs voleva l’acquisizione di Dropbox (ricordate? “Voi siete una feature, non un prodotto), ma ma su una cosa non abbiamo dubbi: il giorno in cui l’acquisizione fosse andata a buon fine, sarebbe pure arrivata la fine dell’anima cross-platform del servizio.
La verità è che alle società high-tech per ora convengono di più i paletti, e in questo stato di cose Dropbox ha solo da guadagnare. Perché per i calendari, lo streaming foto e tutto il resto iCloud va più che bene. Ma per condividere seriamente e decentemente i file, perfino tra Mac e dispositivi iOS, Dropbox resta uno dei migliori servizi disponibili attualmente sul mercato. E ti pare poco.