Il modesto assistente virtuale di Cupertino è ancora troppo giovane per soddisfare adeguatamente i desideri degli utenti, aizzati per di più dalla proverbiale bontà tipica dei prodotti con la mela. Siri, per farla breve, non funziona come pubblicizzato né come vorremmo; il suo futuro è costellato di numerose incognite, e ostacolato da parecchi problemi di natura tecnica e tecnologia. Ad Apple, dice qualcuno, andrà di lusso se Siri sarà pronta tra cinque anni.
La strada intrapresa nel mondo mobile da Cupertino è ambiziosa. Lo spiega con parole marmoree Kyle Wiens, sviluppatore iOS e co-fondatore di iFixit:
Se Siri funzionasse, sarebbe grandiosa, ma non funziona. È un problema serio. Se Apple è fortunata, tra cinque anni a partire da oggi potremo dire che avrà risolto la questione.
Siri non funziona direttamente sui dispositivi, ma ha bisogno dell’intermediazione dei server Apple; se qualcosa va storto, c’è troppo carico o la connessione è lenta, si riceve un messaggio che informa dell’impossibilità d’elaborare la richiesta. Un inghippo non troppo infrequente, evidentemente, visto che gli utenti si sono già organizzati in una class action con l’accusa di pubblicità ingannevole, senza contare gli innumerevoli video su Youtube di gente che non riesce a far fare a Siri quel che si vede negli spot.
Apple, afferma Wiens, questa volta ha fatto forse “il passo più lungo della gamba.” Si sono infatti verificati diversi e seri “problemi di scalabilità dei data center” che, assieme alle debolezze intrinseche della piattaforma, hanno finito col distruggere le aspettative degli utenti. Sono i risultati del congruo periodo di beta testing, i cui frutti vedremo ora con iOS 6.
Sul palco del WWDC 2012, Cook ha definito Siri “profonda,” nel senso che rappresenta una strategia a lunghissimo termine, da qui ad almeno dieci anni e in quest’ottica vanno inquadrate le migliorie apportate al servizio con iOS 6 e l’integrazione con l’industria automobilistica. In futuro, affermano a Cupertino, non immetteremo più parole chiave su Google; ci sarà un assistente vocale a fare da intermediario. Ciò però costringerà a creare da zero strutture informatiche estremamente complesse. Lo illustra più nel dettaglio il CTO di Expertmaker Lars Hard:
Le capacità disponibili oggi con l’Intelligenza Artificiale (AI) sono vincolate a specifiche funzioni, come ad esempio una prenotazione al ristorante o sui trasporti pubblici. Per spingersi oltre, all’interno di qualunque dominio di conoscenza, servono vasti quantitativi di dati generali e informazioni specifiche su ogni dominio. I problemi sorgono quando tentiamo di aggiungere una funzione di apprendimento dedicata a dominii di conoscenza più indeterminati. Un modello generale con tali funzionalità non esiste ancora. La conoscenza e l’esperienza umane sono così estese che non assisteremo allo spettacolo di macchine che imparano ancora per molti anni a venire.
Il che, in parole povere, si traduce in una semplice verità. Prima che Siri faccia ciò che ci si aspetterebbe da un assistente vocale con la mela, dovranno passare ancora diversi anni. Occorre solo un po’ di pazienza e tanta, tantissima ricerca.