Sul sito web di Apple, il nuovo Mac mini viene presentato al pubblico come “Il Mac più conveniente e a maggiore efficienza energetica di sempre”.
Proviamo a analizzare la seconda parte della frase. A differenza della prima è basata su elementi concreti ed è frutto di un percorso che Apple ha seguito con costanza negli ultimi anni, derivandone benefici d’immagine e economici, sia per sé che per gli utenti.
Il percorso è stato stimolato se non proprio accelerato dalle ripetute critiche fatte a partire dal 2006 da Greenpeace tant’è che Steve Jobs nel 2008 pubblicò un aggiornamento su quanto già raggiunto e quanto l’azienda si prefissava. I risultati sono evidenti e riconosciuti a più riprese anche da Greenpeace stessa.
In questi anni Apple si è mossa su numerosi fronti.
- Ha diminuito e talvolta eliminato sostanze inquinanti (come il PVC e l’arsenico) da hardware e cavi.
- Ha adottato materiali (almeno apparentemente) più riciclabili quali alluminio e vetro.
- Ha incentivato il riciclo da parte degli utenti.
- Ha ridotto progressivamente gli imballaggi, con confezioni molto più piccole e sottili rispetto al passato.
Ma a Cupertino è stata soprattutto condotta anche una ricerca molto interessata verso la massima efficienza possibile dei consumi durante l’utilizzo quotidiano. Questa ricerca -insieme all’impiego di batterie di nuova generazione, più grandi e integrate- ha permesso a Apple di aumentare l’autonomia dei suoi portatili (e dispositivi touch) e di ridurre la corrente elettrica necessaria e il calore prodotto sui Macintosh fissi.
Nel caso particolare del Mac mini è dall’inizio del 2009 che vengono fatti (e pubblicizzati) passi in avanti nel limitare i consumi durante l’uso, punto che secondo Apple incide di oltre il 50% sull’impatto ambientale.
Se nell’aggiornamento a Intel del 2006 l’azienda di cupertino non forniva dati particolarmente dettagliati sui consumi, nel marzo 2009 la solfa era cambiata e si evidenziava l’efficienza del mini specificando un consumo di “meno di 13 watt di potenza quando inattivo, fino a 10 volte meno energia di un normale PC desktop”.
Per l’ottobre 2009 il Mac mini era diventato conforme ai requisiti Energy Star 5.0, aveva ottenuto lo status EPEAT Gold e l’assorbimento, in stand-by, era di meno di 14 watt nonostante CPU e GPU potenziati.
Arriviamo così all’ultimo modello, che “consuma solamente 10W, ovvero ben il 25% in meno della generazione precedente e meno della metà dei sistemi concorrenti” e vanta un’alimentazione incorporata e “sino al 90% più efficiente”.
Il grosso del merito è probabilmente della scheda madre del mini che -dalle caratteristiche- pare strettamente imparentata con quella dei MacBook e MacBook Pro 13″. Se nei portatili il risultato è un’autonomia di otto ore reali, nel Mac mini Apple ha potuto ridurre la potenza necessaria. Così l’alimentatore è passato da a 110W a 85W ed è stato possibile inserirlo direttamente nello chassis, diminuendo anche l’ingombro complessivo del Mac e migliorandone l’aspetto estetico, cosa che non guasta mai.
Nota: le immagini dei Mac mini e della strategia ambientale a corredo dell’articolo sono “courtesy of Apple”.