Ne parlavamo poco più di un mese fa. Non dissimilmente dalla Cina, l’India rappresenta un paese strategico per Cupertino; è un mercato col tasso di crescita maggiore al mondo, e questo elemento da solo basta a spiegare perché costituisca l’oggetto di tante attenzioni da parte delle multinazionali. In poco meno di due anni, infatti, Apple conta di passare dagli attuali 65 punti vendita a circa 200.
Lo scoglio principale, tuttavia, sta nelle peculiarità dell’ordinamento giuridico del subcontinente. La legge locale stabilisce che, nei negozi monomarca stranieri, non meno del 30% della merce debba provenire da fornitori indiani, cosa che Apple non riesce a garantire. Ciò ha lasciato terreno fertile per i franchise di terze parti, evidentemente ispirati al look and feel della mela:
Attualmente, la società statunitense non produce nessuno dei suoi prodotti in India, e la clausola del 30% potrebbe quindi impedirle di aprire negozi propri. Ma ha chiesto ai franchise di adeguarsi alle specifiche globali, incluse quelle relative al design, alla disposizione degli ambienti e alle forniture, e sta perfino inviando i propri fornitori globali a rimpolpare i punti vendita. Questi negozi riceveranno generosi dosi di decorazioni in vetro, così come si vedono negli Apple Store statunitensi. I costi per il redesign dovrebbero superare il milione di Rupie per ogni store [neppure 15.000€, n.d.A.], ma Apple rimborserà i possessori del franchise nel corso dell’anno.
Una mossa che sorprende, ma forse neanche più di tanto. In fondo, nei suoi mercati tradizionali Apple ha oramai raggiunto il punto di saturazione, ed è chiaro che le convenga puntare tutto su quelli in via di sviluppo. È lì infatti che presto si faranno i veri affari, anche se a onor del vero i prezzi della mela risultano ancora molto indigesti per la maggior parte delle tasche asiatiche. E in attesa di lanciare il tanto vociferato iPhone low-cost, si è portata avanti con l’apertura ai finanziamenti in Cina e India.