La demenza è un deterioramento cognitivo globale e cronico che indebolisce le normali funzioni intellettive come memoria, linguaggio, pensiero astratto, capacità critica, orientamento spazio-temporale e -al netto di alcune specifiche cause patologiche- è generalmente irreversibile. Nel 2015, ne risultavano affette almeno 46 milioni di persone in tutto il mondo, ma sfortunatamente si tratta di una condizione subdola e molto difficile da diagnosticare allo stadio iniziale. Un nuovo studio congiunto tra Apple e la società farmaceutica Eli Lilly, in collaborazione con la startup Evidation, tuttavia potrebbe ribaltare le cose.
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C’è solo uno che ci conosce meglio della mamma, ed è probabilmente iPhone. Dopo anni e anni di uso, un dispositivo personale come uno smartphone conosce perfettamente la velocità con cui eseguiamo i vari compiti o digitiamo del testo, il numero medio di errori che produciamo e la logica con cui concateniamo ricerche, comandi Siri o apertura delle app. Una quantità di informazioni impagabile che potrebbe essere utilizzata per individuare un eventuale calo delle capacità cognitive.
Lo scopo dello studio preliminare è di stabilire sia possibile creare “una piattaforma di monitoraggio remoto e non invadente dei sintomi relativi alla compromissione cognitiva lieve utilizzando diversi dispositivi smart di grado consumer.” Con “compromissione cognitiva lieve” o MCI si intende capacità mentali peggiori rispetto alla media dell’età, ma comunque non sufficientemente gravi da compromettere la funzionalità dell’individuo nella quotidianità. Tuttavia, l’identificazione di questi sintomi è fondamentale per la diagnosi tempestiva di demenza, e per stabilire il corretto profilo farmacologico.
Sono state studiate 31 persone affette da MCI e 82 perfettamente sane per un periodo di 12 settimane, e al momento i risultati lasciano ben sperare; i 16TB di dati raccolti infatti sembrerebbero dimostrare che questo tipo di analisi sia possibile. Ma ovviamente, si renderà necessaria una seconda tranche di ricerca, su un pubblico più ampio.
“Con questa ricerca,” ha chiosato la cofondatrice di Evidation Christine Lemke, “abbiamo posto l’attenzione su come i dati del comportamento quotidiani -parliamo di quelli raccolti da iPhone, Apple Watch e i dispositivi di monitoraggio notturno come Beddit– possano rivelarsi efficaci per differenziare persone affette da compromissione cognitiva lieve o Alzheimer iniziale, e quelli che invece risultano asintomatici.” Il futuro della medicina, in altre parole, passerà sempre più da qui.