La complessa questione che circonda il controverso caso dell’iPhone appartenente all’attentatore nella strage di San Bernardino non sembra minimamente accennare a distendersi. Il dibattito, nato dalla richiesta, fatta ad Apple dalle autorità governative statunitensi, di sbloccare l’iPhone 5c incriminato, da tempo si è trasformata in una discussione con numerosissime parti in causa.
Alle affermazioni di Apple e dell’FBI si sono aggiunte quelle di altre società importanti, come Google, Microsoft e Facebook, nonché quelle di vari esponenti della politica, come il candidato repubblicano Donald Trump ed alcuni senatori.
Secondo un rapporto del New York Times anche diversi impiegati Apple stanno discutendo su quale sia la posizione giusta da adottare nel caso l’FBI ottenga una vittoria in aula e diventi poi in grado di forzare la mano della società di Cupertino. Per alcuni di essi la soluzione è continuare ad opporre resistenza.
Gli impiegati Apple stanno già discutendo su cosa faranno se riceveranno l’ordine di aiutare le autorità governative. Alcuni dicono che potrebbero ostacolare il lavoro mentre altri potrebbero addirittura decidere di lasciare il proprio remunerativo lavoro piuttosto che minare la sicurezza del software che hanno contribuito a creare.
Le affermazioni provengono da più di una mezza dozzina di intervistati, ingegneri coinvolti nello sviluppo di prodotti mobile e della sicurezza informatica. Un ennesimo ostacolo, insomma, di fronte all’autorità federale che, secondo molti, è impegnata nel tentativo di creare un precedente giudiziario che possa agevolare la transizione per eventuali occasioni future.
La minaccia di un licenziamento volontario non è nemmeno così poco plausibile, dal momento che si parla di esperti altamente specializzati che non farebbero fatica a trovare un altro impiego presso aziende, ed aggiunge ulteriore spessore a questo dibattito già molto intricato.