Tra chi fa il nostro lavoro, a volte, capita di volere fortissimamente scrivere un articolo e scoprire che qualcuno lo ha già fatto, e pure molto bene. Era un po’, infatti, che avevo in mente di parlarvi della fotocamera di iPhone, ed analizzare insieme a voi le sue specifiche che, secondo alcuni, sono totalmente insufficienti.
In questo caso possiamo avvalerci di ben 2 articoli, uno del sito italiano Nadir Magazine l’altro di Ars Technica, che analizzano le caratteristiche della fotocamera di alcuni cellulari molto diffusi il primo e di iPhone il secondo.
La critica principale rivolta ad iPhone riguarda la risoluzione del suo sensore: secondo alcuni 2 megapixel sono insufficienti ed le fotografie scattate con iPhone saranno certamente inferiori rispetto a quelle fatte con smartphone dotati di sensori con un numero maggiore di fotodiodi.
Per confutare questa affermazione ci viene in aiuto introdurre il “mito dei megapixel“, locuzione che fa il verso al più famoso “mito dei megahertz” che noi Mac User conosciamo molto bene: l’aumento del numero totale di fotodiodi di un sensore non porta necessariamente ad un aumento della nitidezza e della “pulizia” dell’immagine prodotta ma, anzi, spesso causa maggiore rumore soprattutto in condizioni di scarsa illuminazione.
Questo è dovuto in gran parte al maggiore affollamento, dal momento che le dimensioni del sensore sono costanti: a suffragio di questa teoria, in rete trovate una bibliografia a dir poco sterminata.
Ma non possiamo dimenticare che la fotografia è soprattutto ottica: più credibili e circostanziate sono, dunque, le critiche rivolte ad iPhone che riguardano le caratteristiche della lente. Vediamo di analizzarle.
Il primo dato che sala all’occhio leggendo le specifiche dettagliate della fotocamera dello smartphone di Apple è l’apertura: essa è l’ampiezza del diaframma, ovvero espressione della quantità di luce che lo attraversa. La fotocamera di iPhone ha una apertura di f/2,8 (ovvero circa un terzo della distanza focale): è un valore assolutamente buono, che permette una buona luminosità a scapito, però, di una profondità campo piuttosto limitata. Con quest’ultimo dato entra in gioco una ulteriore critica mossa contro iPhone: la mancanza di autofocus.
La scelta del fuoco fisso, abbinato ad una ampia apertura, limita la profondità di campo (ovvero il range di distanze in cui il soggetto è a fuoco). L’adozione di un sistema di autofocus sarebbe sicuramente di giovamento per le fotografie scattate con iPhone, su questo non sussiste alcun dubbio, ma ci sarebbero conseguenze sulle caratteristiche costruttive del dispositivo.
Per essere in grado di focheggiare, le lenti dell’obiettivo dovrebbero essere in grado di variare la propria distanza reciproca: una esigenza inconciliabile con il limitato spessore del telefono (solo 12,3mm), a meno di scegliere di far sporgere l’obiettivo fuori dalla scocca.
A questo punto, è comprensibile la scelta di Cupertino di sacrificare l’autofocus in nome del design: meglio il fuoco fisso, abbinato però ad una lente di qualità.
La qualità di una lente non si evince tanto dalle specifiche, quanto dall’osservazione degli scatti: nitidezza (in abbinamento ad un certo sensore), assenza di aberrazioni cromatiche, ecc.
La qualità d’immagine che iPhone riesce ad ottenere è sotto gli occhi di tutti: basta dare un’occhiata su Flickr alle foto scattate con lo smartphone con la mela e confrontarle con quelle ottenute da telefoni dotati, sulla carta, di caratteristiche superiori.
Ognuno può, in questo modo, trarre le proprie conclusioni: vedrete che un’osservazione accurata ci permetterà di concludere che i megapixel non sono tutto e, forse, la scelta della fotocamera di iPhone non è così sconsiderata come ad alcuni appare.
[Grazie a Rogerdodger e LucaF per le segnalazioni]